Agostino – Tutti contro tutti
Autore: Massimiliano Bruno Adattamento:
Regia: Lorenzo Gioielli
Scene: Claudia Cosenza Costumi: Claudia Cosenza
Luci: Luca Barbati Canzoni e musiche: Alessandro Mannarino
Compagnia: La compagnia dell’Ambra
Interpreti: Rolando Ravello
Anno di produzione: Genere: monologo
In scena: dal 6 al 18 aprile al Piccolo Eliseo di Roma

Agostino ha quarant’anni, fa l’operaio e da poco si è trasferito in un appartamento al quarto piano di un palazzone a Tor Bella Monaca. E’ in affitto assieme ai due figli (Erika e Lorenzo), la moglie Anna e il nonno, un novantenne ancora appassionatamente lucido. È stato persino acquistato il divano Ikea per guardare “i Cesaroni tutti e quattro assieme” e imbiancata la casa: la gioia è grande.
Il giorno della prima comunione del piccolo Lorenzo, al ritorno dall’emozionante cerimonia, Agostino si rende conto che la serratura è cambiata: la porta non si apre e non c’è modo di riuscirci. Dopo qualche istante d’incertezza, la questione è risolta: si sentono delle voci, ma nessuno ha lasciato la tv accesa… La casa è stata occupata. Come rientrare in possesso delle quattro mura, che si scoprono essere state a loro volta occupate illegalmente?
Il nostro prima tenta di seguire la legalità: va dai Carabinieri, tenta un dialogo con le istituzioni, con la Chiesa che “ha tante case a disposizione”, persino con il losco padrone di casa, ma non risolve nulla. Usa anche l’arma del ricatto: mostra all’inquilina delle foto compromettenti, ma la donna non si fa intimorire. L’appartamento è sempre presidiato da qualcuno.
Rimane una sola, disperata, soluzione: occupare il pianerottolo e attendere che qualcosa cambi. Ma l’esistenza di Agostino è comunque stravolta: persino la moglie lo lascia al suo destino, portandosi via i figli. Un destino segnato che, inaspettatamente trova una soluzione, certo poco prevedibile.
L’intera epopea abitativa è interpretata da Rolando Ravello, attore di teatro, cinema (Romanzo di un giovane povero di Ettore Scola) e televisione (era Pantani ne Il Pirata diretto da Claudio Bonivento), che riesce con maestria e leggerezza a far immedesimare lo spettatore nei vari personaggi descritti (Agostino, la moglie, i due figli adolescenti, il maestro, il nonno, il cognato, i compagni di scuola di Lorenzo), cambiando tono e postura in velocità.
Da un fatto realmente accaduto alla metafora della vita: l’autore Massimiliano Bruno continua la sua analisi della famiglia e delle difficoltà che s’incontrano nella vita di tutti i giorni (come in “Zero” e “Gli ultimi saranno gli ultimi”), mantenendo acceso il suo tipico tono disincantato e ironico. Anche se il brano sulla solitudine lascia davvero poco spazio alla speranza…
Oltre a Ravello, in scena ci sono il musicista Alessandro Mannarino che, assieme al violinista Houman Vaziri accompagnano, sottolineano e amplificano la trafila psicologica che vive Agostino, diventandone il coro, la coscienza del protagonista.
La regia di Lorenzo Gioielli è semplice, lineare, con un importante utilizzo dei mezzi scenici (una scrivania, una scala, un’enorme porta) e dei costumi (cappelli, grembiuli, occhiali), ideati da Claudia Cosenza che aiutano a distinguere tra i vari personaggi in scena.
[valentina venturi]