Trend 2008
Nuove frontiere della scena britannica ed europea. Dal dal 4 ottobre al 9 novembre Teatro Belli, Roma

Con l’ottava edizione di Trend, di questo nostro motore di ricerca orientato, nella sua prima e storica sezione inglese, a far luce tra i modelli, i linguaggi, i temi correnti, le energie sceniche e il tasso alcolico o la crisi emotiva di personaggi assunti a prototipi del nuovo teatro britannico, con questa finestra che ancora possiamo aprire su autori, titoli e fenomeni di una drammaturgia che dagli anni Cinquanta ci è scoppiata addosso frantumando i codici di rappresentazione dell’epoca moderna, non vanteremo l’approfondimento di un filone, l’intercettazione di un problema diffuso, il punto su un sistema di segni correnti.

Superato il muro del suono della violenza e dello scandalo, e anche del malessere collettivo, il quadro che si pone infatti davanti a questo capitolo di Trend reso possibile dal confermato sostegno dell’Assessorato alle Politiche Culturali del Comune di Roma - oltre che destinatario di un gesto di fiducia concreta del British Council, e del Goethe Institut per la seconda sezione che nel 2008 è tedesca - è stato stavolta, per quanto concerne l’Oltremanica, un quadro di anomalie sparse, di deviazioni privatissime, di picchi di
mostruosità e di deformate peripezie distanti tra loro anche millenni (con relative alterazioni di scrittura) all’insegna di eventi e protagonismi individuali.


Da convincerci a disporre una accanto all’altra storie di discriminazione sociale, di scelleratezza congenita, di devastante diversità intima, di accanimento in circostanze ambientali al limite, di nostalgia della pedofilia (subita), o di sofisticazione-attualizzazione di miti culturali. Tessere fortuite di un mosaico che testimoniano come all’interno di ognuno di noi ci sia una tragedia controversa, s’annidi un trauma, giaccia una bestia. E gli autori d’Oltremanica sono come entomologhi alle prese con strani insetti allergici l’uno all’altro in un mondo-alveare di costumi in feroce o insinuante mutamento. È il caso, nell’ambito degli spettacoli, dei pezzi di Mark Ravenhill che rigenerano le epopee del cinematografico Birth of a Nation di Griffith e di Odissey da Omero, di Mark O’Rowe che in Terminus racconta donne allo sbando e un serial killer, e di Philip Ridley che in Vincent River esamina i postumi dell’uccisione di un ragazzo omosessuale, mentre ci sarà anche spazio per letture dove David Harrower (Blackbird) indaga lo choc di rapporti tra età lontanissime, dove Duncan Macmillan (Monster) ritrae il caso di un canagliesco buon selvaggio che stana le zone buie del prossimo, e dove Alex Jones (Tinned Peaches in Syrup) profetizza una terra arsa con famelici e inermi branchi di superstiti. Tre allestimenti e tre reading elaborati, cui si prestano compagnie, registi, attori che hanno ancora il gusto di traghettare sensazioni anglosassoni-europee. Cui seguirà, a cura di Adriana Martino, un’analoga impresa di matrice tedesca.
[presentazione di Rodolfo di Giammarco]