PARLAMI D’AMORE” O.S.T. Musiche di Andrea Guerra

La colonna sonora del primo film come regista di Silvio Muccino, “Parlami d’amore”, sembra ripercorrere velocemente la strada verso il successo come nell’illustre precedente de “La finestra di fronte”.

Andrea Guerra, che per le musiche del film di Ferzan Ozpetek ricevette nel 2003 ben sei premi, ha composto questa volta un altro tema straordinario dopo l’indimenticabile “Gocce di memoria” per la voce di Giorgia e “Million Voices” per il film Hotel Rwanda che gli ha valso la candidatura al Golden Globe e ai Grammy Awards 2005.

In “Parlami d’amore” ad accompagnare i titoli di coda del film sarà un brano che già dall’11 gennaio è in tutte le radio italiane e che si è presentato da solo per la sua irresistibile forza e bellezza: “Tear Down These Houses” cantata da Skin su testo scritto dalla stessa ex frontwoman degli Skunk Anansie.

Dunque ancora una volta le partiture di questo compositore che entra nel novero dei grandi della migliore tradizione italiana della musica da film, seguono orbite che arrivano a lambire la sensibilità popolare, in quell’area dove, partendo probabilmente dalla nostra storia operistica, dalle grandi “arie” per intenderci, trova terreno di sviluppo la forma canzone.

Guerra di sicuro non la cerca scientemente; piuttosto finisce talvolta per incontrarla in un percorso creativo fatto soprattutto di suggestioni e fantasie legate alle immagini che è chiamato a commentare. La ricerca del tema, la tensione creativa, l’originalità, sono elementi ben presenti nello stile compositivo di questo musicista che è appunto riconoscibile per un suo “stile” preciso e non per un suono. Non esiste infatti un “suono” Andrea Guerra, esiste piuttosto il senso di una grande duttilità derivante da un consistente patrimonio di cultura musicale che affiora senza sfoggio. Questo cd, come del resto tutti i suoi lavori, vivono una vita propria oltre il film: ed è così che sia interi brani così come brevi scritture, non rimangono mai nel pur piacevole limbo del tappeto sonoro. Hanno carattere, individuano generi, si vestono di ritmo, effetti, si propongono come memorizzabili.

Titoli come “Valzer”, “Nicole”, “Benedetta”, “Prima partita”, “Nicole se n’è andata”, “La dannazione di Sasha”, che prelude allo sviluppo musicale di “Tear Down These Houses”, “Le scale”, “Parlami d’amore”, ecc. (per un totale di 13 composizioni originali ), nel loro insieme regalano a questo lavoro una fisionomia netta, modernissima quando propone il presente, elegante e sobria, spesso lieve, quando richiama il passato.

E a proposito di passato, la colonna sonora di “Parlami d’amore” si completa con cinque famosissimi brani del repertorio internazionale molto diversi tra loro per epoche e mondi di appartenenza: si parte con i Buffalo Springfield e con la loro celebre “For What It’s Worth”, la canzone che Stephen Stills scrisse nel 1967 dopo i primi scontri all’Università di Berkeley tra studenti e polizia. Arriva poi un altro classico riconoscibile per la sua indimenticabile prima strofa: “Sunny, yesterday my life was filled with rain”…è proprio “Sunny”, qui nella versione originale di Bobby Hebb del 1966. Quindi un salto indietro al 1945 per un evergreen che più evergreen non si può: “Que Reste-t-il De Nos Amours” di Charles Trenet. A rompere le sognanti atmosfere del famoso chansonnier, ma sarebbe più giusto usare la parola “annientare”, ecco i “fratelli chimici”, quei Chemical Brothers che con “Believe” nel 2005 facevano volare sempre più in alto il loro album “Push the Button”. Infine la canzone che negli anni ‘50 ha fatto parte del repertorio dei più grandi vocalist jazz e a cui Chet Baker regalò nel 1954 la definitiva popolarità con la sua particolarissima versione nella doppia veste di cantante e trombettista: “My Funny Valentine”. Tutte le tracce sono originali e rimasterizzate.

Tre domande ad Andrea Guerra

Ci parla della canzone “Tear down these houses”?
L’ostinato di archi è una mia fissazione. Gli attribuisco la descrizione di una tumultuosa passione, spesso inafferrabile, e la caparbia e mai doma volontà nel tentativo di raggiungerla.
Con Silvio abbiamo pensato subito che un’artista autentica come Skin fosse l’ideale per il progetto.
La canzone è nata insieme alla colonna sonora. Su questa semplice progressione di accordi e sul tema di archi e pianoforte, oltre alla canzone ho anche incentrato la musica del film. La dolcezza, la rabbia, le melodie e le pause sono a mio avviso il “vestito perfetto” per questa pellicola.

Come descriverebbe la colonna sonora del film?
Un implacabile leitmotiv di archi e pianoforte su una progressione di quattro semplici accordi rivisitati con timbri e linee di orchestrazione. E’ il plot di questa soundtrack che ha accompagnato la tumultuosa fuga verso la liberazione da una passato scomodo e la scoperta dell’amore da parte del protagonista, Sasha.

Come è stato lavorare con Silvio Muccino?
Ho lavorato a strettissimo contatto con Silvio per più di due mesi… E’ stato un incontro bellissimo, con lui tutto è istintivo, immediato, spasmodico e penso che questo si è riflesso positivamente nella musica che ho scritto per “Parlami d’amore”. Mi sono domandato spesso se stavo musicando Silvio o il suo film !

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