È bello il nuovo teatro Eliseo di Roma. Un’atmosfera calda, una luce accogliente, un programma ambizioso. E dopo la presentazione in grande stile dello scorso giugno, ecco riaprire quel teatro chiuso per un anno e che ha segnato una brutta pagina, l’ennesima, nella gestione della Cultura a Roma. A inaugurare la stagione Luca Barbareschi, direttore artistico prima ancora che regista e interprete dello spettacolo che ha debuttato in anteprima nazionale restituendo lo storico teatro romano al suo affezionato pubblico.

Denis Fasolo e Andrea Bosca in una scena dello spettacolo. Foto di Bepi Caroli

Denis Fasolo e Andrea Bosca in una scena dello spettacolo. Foto di Bepi Caroli

Una tigre del Bengala allo zoo di Baghdad” di Rajiv Joseph (finalista del premio Pulitzer 2010) è un testo coraggioso che segna senza dubbio un nuovo corso per l’Eliseo. È un testo scelto non a caso per sottolineare l’importanza della drammaturgia contemporanea e con il quale Barbareschi ha voluto imprimere ancora più forte la sua firma a quella che, almeno sulla carta – e si spera anche nella realtà –, si configura come la rinascita del teatro capitolino. Altra questione è, invece, lo spettacolo in sé. Forse perché poco provato, forse perché privo di una reale impronta registica, fatto sta che “Una tigre del Bengala allo zoo di Baghdad” non convince completamente.

Siamo in una Baghdad devastata dalla guerra. Due marines fanno la guardia a una tigre, unica sopravvissuta nella città. Uno dei militari ha portato via dal palazzo di Saddam Hussein due oggetti d’oro, un copri-water, sepolto sottoterra nella speranza di venderlo su eBay, e una pistola, rubata dal corpo del figlio del dittatore. Quando uno dei due provoca la tigre, sventolandole sotto il naso uno snack, questa reagisce staccandogli la mano. La sorte dell’animale è dunque segnata: morirà uccisa da un colpo di pistola. Da qui il piano si sposta, gradualmente ma inesorabilmente, su un doppio livello: realtà e visione. Lo spirito della tigre, un Barbareschi con gli abiti da barbone e la tipica verve ammiccante, aleggia in tutto lo spettacolo fungendo da ironico filo conduttore tra le varie scene. La forza del testo, ça va sans dire, è questa: l’ironia come mezzo privilegiato per creare spunti di riflessione sulla complessità dell’animo umano, sempre combattuto tra materiale desiderio di possesso e raggiungimento di qualcosa di più alto. Di questa duplice caratteristica si fa voce lo spirito morale della tigre «animato dal pressante desiderio di sapere come Dio possa fare finta di nulla in un luogo così corrotto».

Hossein Taheriin una scena dello spettacolo. Foto di Bepi Caroli

Hossein Taheriin una scena dello spettacolo. Foto di Bepi Caroli

La storia si snoda quindi attraverso le vicende di un interprete-giardiniere e di sua sorella, del figlio del dittatore (interpretato da Hossein Taheri, decisamente il migliore in scena), di una prostituta e di una donna lebbrosa. All’intreccio sul piano narrativo fa da contraltare quello linguistico nell’alternanza dell’italiano all’arabo, cifra distintiva soprattutto del primo atto. Il problema è che gli attori si parlano addosso, urlano, gesticolano in maniera esagerata. Il senso del racconto si perde e, con esso, la possibilità di entrare nella storia e di lasciarsi trasportare dall’emozione; di comprendere fino in fondo gli svariati sotto testi, i non detti, le ripetute stoccate alla guerra in Iraq e ai conflitti moderni in generale, alla politica cieca e al sempre più sottile confine tra la vita e la morte. Sfugge il significato reale del testo, celato dietro a una messinscena buia (gli attori spesso non sono illuminati), a musiche didascaliche, a una recitazione quasi sempre priva di intenzione. Nonostante ciò un plauso va a Barbareschi come direttore: è davvero bello il nuovo Teatro Eliseo di Roma.

 

TitoloUna tigre del Bengala allo zoo di Baghdad
AutoreRajiv Joseph
RegiaLuca Barbareschi
MusicheMarco Zurzolo
SceneMassimiliano Nocente
CostumiAndrea Viotti
LuciIuraj Saleri
Aiuto regiaNicoletta Robello Bracciforti
InterpretiLuca Barbareschi con Denis Fasolo, Andrea Bosca, Marouane Zotti, Hossein Taheri, Sabrie Khamiss, Nadia Kibout
Durata120'
ProduzioneCasanova Teatro
Anno2015
Applausi del pubblicoTimidi
In scenaFino all'11 ottobre al Teatro Eliseo di Roma