Eneide di Krypton – un nuovo canto

Raccontare l’Eneide affidandosi all’udito e alla vista, ma in un modo nuovo. Un modo che non è ascoltare la recitazione di versi mentre si osservano movenze attoriali. “Eneide di Krypton – Un nuovo canto” è l’estrema sintesi per voce e musica (si potrebbe dire), dell’antico poema. A scriverlo e dirigerlo Giancarlo Cauteruccio: lo aveva già fatto trent’anni fa e ora ci riprova sfruttando l’evoluzione tecnologica intercorsa e affidandosi alla propria maturazione artistica. Maturazione che coinvolge anche i musicisti Gianni Maroccolo, Antonio Aiazzi e Francesco Magnelli che assieme a lui ridanno vita a questa suggestiva operazione.

Cauteruccio è il direttore d’orchestra di quella che a tutti gli effetti è una rappresentazione multimediale dell’Eneide. In mano, un microfono col quale modula la voce cantando le gesta di Enea. Sul palco tre enormi woofer, dietro ai quali emergono i tre musicisti che suonano dal vivo. Su tutto, a racchiudere e allo stesso tempo espandere verso la platea lo spazio scenico, luci e laser che seguono la musica e che, assieme alle immagini proiettate sui tre lati del palco e al fumo che fuoriesce leggero e costante, creano una scenografia emozionante e fuori dal tempo.

“Eneide di Krypton” riletta e soprattutto reinventata da Cauteruccio se all’inizio trascina per la forza evocativa e il coinvolgimento emozionale dato dall’incredibile gioco di luci e fumo a ricreare un incessante movimento del mare, gradualmente si spegne, quasi non riuscisse a trovare un’adeguata e altrettanto forte conclusione. Resta comunque apprezzabile la riduzione di un poema di tale grandezza in una formula così sperimentale e sinteticamente adeguata.