Duccio Camerini

Nel cuore della Roma Barocca, tra bellezza e monnezza, all’interno di un vecchio magazzino trasformato nell’Off Off Theatre è avvenuto un piccolo miracolo. Piccolo perché è circoscritto a quelle pochissime persone non ancora intossicate dalla più invasiva droga di massa mai messa sul mercato, le serie tv, che vanno a teatro. Ma non il teatro succursale dei comici della televisione, no, il teatro vero, l’arte della rappresentazione dal vivo. Bene il miracolo per pochi intimi è questo: una versione teatrale di “Alla ricerca del tempo perduto” di Marcel Proust che non sia una boiata pazzesca. Si sa che qualunque tentativo, al cinema come al teatro è naufragato miseramente, addirittura Luchino Visconti, dopo anni di tentativi e diverse sceneggiature scritte – l’ultima da Suso Cecchi d’Amico -, rinunciò al progetto.

Come si può mantenere il flusso del pensiero, la magia della scrittura, quei periodi infiniti, pieni di incisi, di divagazioni? Come si fa a mantenere vivi quei personaggi e al contempo risalire il vortice della memoria, una memoria non razionale dettata da causa ed effetto, ma senza regole, che quando è veramente libera, magari solo per un attimo (le madeleine, o il rumore della ghiaia su un viottolo), diventa epifania, ti svela un mondo nuovo: la tua vita? Tutti i film sono risultati quando non irritanti, banalizzanti, ridondanti e nella migliore delle ipotesi esteriori. A teatro è prevalsa l’impotenza e la noia. Fino a ieri. 

Duccio Camerini

Duccio Camerini è riuscito nell’impresa impossibile: condensare i sette volumi che compongono la Recherche in 80 minuti, mantenendo alto il livello della drammaturgia e senza tradire l’anima del romanzo. Un’operazione teatrale studiata evidentemente a tavolino, un lavoro certosino per mescolare il racconto dei fatti con le intermittenze del cuore e per dare vita a un’osmosi narrativa densa di sorprese e emozioni, che rincuora sia lo spettatore profano che il fervente credente proustiano.

Il segreto della riuscita sta nella grande interpretazione di Camerini che si cimenta in un rischiosissimo virtuosismo: quello di interpretare da solo tutti, ma proprio tutti i personaggi del romanzo, senza cadere negli eccessi del recitare en travestie o peggio ancora del gigioneggiare. Ogni carattere è appena scolpito, ogni voce maschile o femminile è accennata quel tanto che basta a differenziare e caratterizzare i personaggi in modo da rendere fluido lo svolgersi della trama. La regia essenziale di Pino Di Buduo asseconda la performance di Camerini cosi come lo spazio scenico, una stanza con una rete al centro delimitato da elementi in cui si proiettano loop di immagini e suoni congrui ma non didascalici rispetto al succedersi delle scene.

Insomma un’operazione teatrale perfettamente riuscita, ricca di talento e mestiere che meriterebbe un’audience più ampia. E la presenza di Barbareschi tra gli spettatori potrebbe essere un buon segnale per la prossima stagione.

TitoloAlla ricerca del tempo perduto
Autoreda Marcel Proust
AdattamentoDuccio Camerini
RegiaPino Di Buduo
InterpretiDuccio Camerini
Durata80'
Ideazione e regia teaser videoStefano Di Buduo
Progetto graficoStefano Di Buduo
Applausi del pubblicoFragorosi
CompagniaTeatro Potlach La Casa dei Racconti
In scenaOffOff Theatre 12 ● 14 aprile 2019, VIA GIULIA, 19, 20, 21