Autore
Romeo Castellucci
Regia
Romeo Castellucci
Scene
Romeo Castellucci
Costumi
Romeo Castellucci
Luci
Fabio Berselli
Coreografie
Musica
Scott Gibbons 
«Art is an adventure into an unknown world, which can be explored only by those willing to take risks». Marc Rothko

The Four Seasons Restaurant” è l'ultimo capitolo della trilogia portato in scena da Romeo Castellucci e Socìetas Raffaello Sanzio al Romaeuropa Festival. Nato dalla lettura di Nathaniel Hawthorne, insieme a “Il velo nero del pastore” e “Sul concetto di volto nel figlio di Dio”, anche questo spettacolo si concentra sul rapporto tra artista e immagine.

Il tema è il rifiuto ed è dedicato a Marc Rothko. A dare il titolo allo spettacolo è il noto ristorante di New York, al centro di un episodio emblematico nella carriera del pittore che, nel 1958, dopo un anno di lavoro ad alcune tele (ora esposte alla Tate Modern Gallery di Londra), ne rifiutò l’esposizione alle pareti. In questo modo Rothko si espose a una sorta di suicidio sociale, rifiutando il ruolo di mercenario. Tema di controverse discussioni, che vogliono l’artista al centro di una perenne ambivalenza tra l'essere eretico o mercenario.

La forza espressiva di Castellucci e della Socìetas è magnifica. I simboli scelti per rappresentare il concetto del rifiuto dell'artista sono crudi e imponenti. Il rosso e il nero delle tele di Rothko vengono dipinti sul palcoscenico da visioni suggestive che evocano i colori dei quadri: il nero assoluto è il rumore assordante della registrazione NASA dell’attività dei buchi neri, il buio di un collasso celeste; il rosso è il sangue delle lingue tagliate delle dieci attrici in scena. Pur non godendo del privilegio della sinestesia, i colori si materializzano ugualmente nella mente di chi guarda. “La morte di Empedocle”, tragedia che l’autore suicida Hölderlin non portò mai a compimento, vede il protagonista morire gettandosi del cratere incandescente dell'Etna. Infine, l'animo tormentato dell'artista è come un’enorme uragano che riempie lo spazio scenico, alle cui spalle, alla fine della tempesta, appare un grande quadro del volto di una donna somigliante al Cristo di Antonello da Messina, che invece si rivela essere quello di una prostituta di New Orleans dei primi del Novecento. Quella donna nasce da tutte coloro che sono rinate, come in un parto, dall'abbraccio di altre donne.

Il teatro di Castellucci colpisce e lascia sbigottiti, al punto che qualcuno decide di lasciare la sala solo dopo pochi minuti dall'inizio della rappresentazione. Il direttore della Biennale di Venezia, Alex Rigola, che quest'anno ha assegnato il Leone d’oro alla carriera a Castellucci, ha sintetizzato efficacemente questa sensazione, dichiarando che «il suo teatro realizza una cosa impossibile da rappresentare: l’incubo».
[giovanna gentile]

| edizione 2012 |

Interpreti
Chiara Causa, Silvia Costa, Laura Dondoli, Irene Petris
Produzione
Socìetas Raffaello Sanzio
In scena
in turnè
Anno
2013
Genere
drammatico