Autore
Alan Ayckburn
Regia
Alessandro Londei
Scene
Fulvio Ferrara
Costumi
Luci
Fulvio Ferrara
Coreografie
Musica
 
Cinque atti unici connessi da un sottile filo conduttore per la caustica commedia di Alan Ayckburn, già conosciuto come autore di “Camere da letto”. Ogni atto, interpretato da cinque attori impegnati in una girandola di ruoli e situazioni, si focalizza su uno stato d’animo che pervade i protagonisti spingendoli a comportamenti di volta in volta ipocriti, comici, drammatici e grotteschi.

Solitudine” mette in scena una casalinga disperata, vittima delle assenze del marito e delle intemperanze dei figli (veri o immaginari), che irrigidisce se stessa nel ruolo assegnatole dalla sorte, estendendone le conseguenze a due malcapitati vicini di casa. Il secondo atto, “Ossessione”, vede all’opera il marito della casalinga, trasfertista altrettanto squassato dalla propria squallida condizione di lavoratore fuori casa. L’occasione è data da due belle ragazze ospiti dell’hotel, che l’uomo prova a circuire, con l’aiuto di generose quantità di alcol somministrate da un cameriere, sornione testimone dell’improbabile prestazione amorosa, destinata a naufragare nei fumi dell’alcol. In “Imbarazzo” il cameriere diviene un maître, francese o presunto tale, che prova a soddisfare due coppie di clienti legate da una situazione imbarazzante. Le turbe e i litigi sono alternativamente focalizzati e sfumati dalle oscillazioni del maître che provvede alle ordinazioni, cerca di infilarsi tra una sfuriata e una confessione, insinua le portate tra braccia che si dimenano e porge domande di prammatica a donne in lacrime e mariti infuriati.
Narcisismo” vede i cinque impegnati nel ricreare l’atmosfera che precede un tipico avvenimento mondano della countryside britannica (una festa di beneficienza parrocchiale ), con l’armamentario di dame di buon cuore, curati di campagna, boy scout, volontari di dubbia capacità e beghine dall’incerta virtù. L’ultimo atto (“Incomunicabilità”), mostra i nostri in un parco pubblico, mentre cercano alternativamente di sfuggire e di comunicare con gli altri.

Il testo stigmatizza gli aspetti deteriori di certa borghesia britannica (e non solo) con arguzia e humour, a volte salace, a tratti esilarante (soprattutto nel quarto). L’autore indaga l’animo umano con efficacia e strumenti affilati. Il ritratto che ne emerge non è confortante; l’uomo moderno è condannato a un solipsismo parossistico, con le turbe che prendono il sopravvento fino a contagiare il prossimo. Non a caso nell’ultimo atto i personaggi sono una replica dello stesso prototipo: l’individualista autoreferente.

Alessandro Londei dirige con mano sicura, ritmo efficace e misura adeguata ai difficili equilibri del testo, evitando di precipitarlo in farsa o, di converso, di irrigidirlo nello schematismo dei ruoli. Interessante la scelta dei cambi scena eseguiti a vista, in una sorta di balletto che ben amalgama i diversi quadri, aiutato dalle essenziali ma efficaci scene di Fulvio Ferrara. Lo spettacolo è essenzialmente un banco di prova e gli interpreti dimostrano la loro bravura: recitano con misura e presenza scenica dove richiesto e si scatenano nel quarto quadro, dove si divertono almeno quanto il pubblico. Applausi finali meritati. [massimo stinco]

Interpreti
Brunella Caronti, Mario Focardi, Alberto Mosca, Gabriella Petti, Doriano Rautnik
Compagnia
A.C. “Lo Spettacolo Continua”
In scena
fino al 1 dicembre al Teatro Trastevere | Roma
Anno
2013
Genere
commedia