Anna Cappelli. Uno studio


Anno
2013

Genere
monologo

In scena
fino al 5 maggio 2013
Teatro Ambra Garbatella | Roma

Autore
Annibale Ruccello
Regia
Pierpaolo Sepe
Scene
Francesco Ghisu
Costumi
Gianluca Falaschi
Luci
Carmine Pierri
Interpreti
Maria Paiato
Produzione
Fondazione Salerno Contemporanea

 

Anna Cappelli è di Orvieto. Anna Cappelli lavora come impiegata al Comune di Latina. Anna Cappelli vive in affitto in una casa che non è sua. Anna Cappelli odia la padrona di casa, la signora Tavernini. Anna Cappelli indossa un cappottino giallo. Anna Cappelli vuole una casa tutta sua. Anna Cappelli nella cucina in comune la sera cucina. Anna Cappelli odia gli animali. Anna Cappelli vuole una casa tutta sua. Anna Cappelli incontra il ragioniere Tonino Scarpa, proprietario di una casa con dodici stanze. Anna Cappelli vuole una casa tutta sua…

Anna Cappelli è Maria Paiato, in un’interpretazione impeccabile. Diretta da Pierpaolo Sepe, che con questa regia si è aggiudicato il premio marte Award 2012, è sola in scena, con il suo corpo e la sua voce. Alle sue spalle una parete di metallo (scene di Francesco Ghisu) traboccante di una cosa sola, del nome di Anna Cappelli. Sono le luci di Carmine Pierri e i movimenti dell’attrice a ‘fermare’ i luoghi.

Lo spettacolo studio, scritto da Annibale Ruccello, è una prova d’attrice che la Paiato rende alla perfezione. Sepe ha dichiarato: «Maria ed io abbiamo deciso di continuare a studiare le possibilità di messa in scena del monologo. Dopo il lavoro su Erodiade di Giovanni Testori, abbiamo pensato di affrontare Anna Cappelli di Annibale Ruccello. Il testo è insidioso e pieno di trabocchetti. Il delirio naturalistico e minimale, ambientato in una miserabile Italietta degli anni Sessanta a una lettura poco attenta può sembrare scarsamente dotato di una vena originaria limpida e necessaria; ma a uno sguardo più accorto non sfugge la mostruosa e depravata sottocultura piccolo-borghese che invade ogni respiro del dramma, incarnandosi in una donnina in apparenza docile e insignificante». Tutto scorre fluido e coinvolgente nel monologo in cui si alternano dialoghi, pensieri e desideri. Fino alla decisione registica finale di mettere a tacere la Paiato fisica e di lasciar parlare la sua voce registrata, la mente che lascia il corpo. Una scelta che lascia un sapore amaro in bocca: la Paiato è così brava che la si vorrebbe presente fino all’ultimo istante. Da non perdere. [valentina venturi]