Ti abbraccio nel buio - Rosalba Battaglia
[valentina venturi]
Nuova prova attoriale per Rosalba Battaglia. Fino al 2 marzo è in scena al Teatro Sette (via Benevento 23, Roma) con il testo “Ti abbraccio nel buio”, scritto e diretto da Camilla Cuparo. Si tratta di un atto unico intenso e coinvolgente. Per capirne qualcosa di più, sentiamo le considerazioni della stessa coprotagonista.


Qual è il personaggio che interpreta?
Questa volta abbandono i toni della commedia, proposto con la mia compagnia “Gli uscita di emergenza” (formata anche da Marzia Turcato e Cristiano Leopardi, ndr), per immergermi nella vita di Lidia, donna sposata e con una figlia di quattordici anni. In apparenza sono forte e volitiva, ma andando avanti con la storia, ci si rende conto che è solo una facciata, una maschera che uso per proteggermi.

Proteggersi da cosa?
Sono la moglie di Sesto (Luigi Iacuzio), un impiegato che per andare al lavoro prende il treno. Qui incontra gente di tutti i tipi, umanità varia: ne resta ossessionato. È un uomo insicuro, reso tale dalla madre che non l’ha mai fatto crescere. Da una genitrice volitiva consegue moglie in apparenza forte, sicura e superiore. In realtà la finzione domina la loro vita: lui è un frustrato e lei una sconfitta dalla vita. Come se non bastasse, fuma.

Il fumo è un tema importante nella coppia?
È solo un altro elemento di tensione tra i coniugi, che porterà ad epilogo a dir poco definitivo... Le due donne più importanti nella vita di Sesto sono accanite fumatrici, distanti e molto prese dal lavoro.

Cosa l’ha attratta di questo ruolo?
La disperazione di fondo: Lidia è una donna incapace di instaurare un rapporto sincero con chi le sta intorno. La resa del personaggio offre interessanti spunti, tutti da approfondire. Prima è molto sicura di sé, ben presto questa solidità si sgretola, trascinandosi nell’isteria. È tormentata dalla consapevolezza e dalla disperazione di avere una vita triste. Questo, ovviamente, implica molta fatica in scena: è impegnativo e insieme stimolante lasciarsi andare alle sensazioni. La concentrazione deve essere sempre molto alta.

C’è un momento in cui si evidenzia il bisogno di rivalsa di suo marito?
Quando Sesto, profondamente represso, sogna e si abbandona all’immaginazione. Si vede partecipe di un’orgia. Tra i vari corpi che si materializzano, ci sono anche quelli di sconosciute. Per un attrice è una sfida significativa rendere credibile un momento così intimo. È una scena forte, corale, ma senza volgarità. Il gioco di luci aiuta lo spettatore a lasciasi andare.

I dialoghi, invece, sono serrati?
Molto. È un testo coinvolgente sia per chi lo interpreta che per chi lo ascolta. Le battute e i piani temporali sono multipli, si intrecciano e tengono alta l’attenzione. È un atto unico e in scena siamo in nove: un gran lavoro. “Ti abbraccio nel buio” tratta di temi attuali, senza dare giudizi morali. Propone un’immagine della nostra società, più o meno condivisibile, ma di certo reale. È come se fosse un monito: “Quello che vedi può succedere anche a te, ricordalo”.