Uomini senza legge
Hors-la loi
Regia
Rachid Bouchareb
Sceneggiatura
Olivier Lorelle, Rachid Bouchareb
Fotografia
Christophe Beaucarne
Montaggio
Yannick Kergoat
Scenografia
Taïeb Jallouli
Costumi
Edith Vesperini, Stephan Rollot
Musica
Armand Amar
Interpreti

Jamel Debbouze, Roschdy Zem, Sami Bouajila, Bernard Blancan, Chafia Boudraa

Produzione
Studio Canal, Tessalit Production, France 2 Cinema, uFilm
Anno
2010
Nazione
Francia, Algeria, Belgio
Genere
azione
Durata

133'

Distribuzione
Eagle Pictures
Uscita
11-05-2011
Giudizio
Media

Il regista franco-africano Rachid Bouchareb indubbiamente sa come comportarsi a seconda dei contesti: nel precedente “London River” ha conquistato l'Orso d'argento alla regia al Festival di Berlino, per aver tracciato con grazia il confine sottilissimo tra vittime e carnefici del terrorismo contemporaneo. Ora con questo controverso “Uomini senza legge” (si ricordano i picchetti della destra nazionalista prima delle proiezioni a Cannes) è arrivata la nomination all'Oscar come miglior film straniero.
Prudenza e distacco qui di certo non abbondano: nel prologo c'è un esproprio da parte del governo francese ai danni di una famiglia algerina. A distanza di vent'anni, l'esercito transalpino spara sulla folla inerme che manifesta per l'indipendenza, arrestando molti manifestanti e causando la diaspora di quei tre fratelli che, ancora bambini, furono privati della loro terra e poi del loro padre. Il maggiore di loro Messaoud (Roschdy Zem) è andato a combattere in Indocina, il mediano Abdelkader (Sami Bouajilla) sconterà il carcere per motivi politici, mentre il più giovane Said (Jamel Debbouze) si emarginerà a Pigalle tra locali notturni e incontri di boxe. Ritrovatisi in un sobborgo parigino insieme all'anziana madre, si dedicheranno alla lotta per l'indipendenza algerina attraverso il Front de Libération National, ognuno in diversa misura sporcato dal sangue di altri innocenti. Contro di loro il governo, la polizia e addirittura un'organizzazione terroristica che con gli stessi metodi dell'FLN cercherà di contrastare l'ondata rivoluzionaria.
Che a fare i cattivi spietati e senza scrupoli siano i francesi (sì, quelli di “libertè, egalitè, fraternitè), è piuttosto evidente, ma d'altronde se lo stesso regista ha dichiarato che la sua intenzione era quella di raccontare la Storia tenendo a mente il “Padrino” di Coppola, è altrettanto assodato che il film pretende una lettura differente. Si tratta di raccontare una vicenda coinvolgente, universalmente riconoscibile, ma trattando argomenti scomodi, come già in quel “Days of Glory” che si concentrava sugli eventi del Nord Africa intorno alla Seconda Guerra Mondiale, quasi con lo stesso cast.
Mettendo di volta in volta al centro i suoi tre antieroi, il violento e combattuto Messaoud, l'integralista e appassionato Abdelkader, l'amorale ed egoista Said, arriviamo a comprendere come non esista un'ideologia che valga il sacrificio di un'esistenza: nessuno infatti ne uscirà vincitore a livello personale, nonostante poi gli eventi daranno ragione al popolo algerino.
Per chi è in cerca di un'analisi storica approfondita e poco incline a facili generalizzazioni sarà necessario rivolgersi da tutt'altra parte, magari ancora a “La Battaglia di Algeri” di Gillo Pontecorvo, che trattò con maestria gli stessi fatti, generando ondate polemiche e censorie anche più grandi. L'indubbia capacità di mettere in scena e non perdere il ritmo serve invece a Bouchareb per divertire “educando”, con una leggerezza molto simile a quella con cui Spielberg ha parlato di razzismo o dei terroristi di Monaco. A qualcuno potrà sembrare semplicemente superficialità, ma la giuria degli Oscar, si sa, non l'ha mai vista così. [emiliano duroni]