Uomini di Dio
Des hommes et des dieux
Regia
Xavier Beauvois
Sceneggiatura
Etienne Comar
Fotografia
Caroline Champetier
Montaggio
Marie-Julie Maille
Scenografia
Michel Barthelemy
Costumi
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Musica
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Interpreti
Lambert Wilson, Michael Lonsdale, Olivier Rabourdin, Philippe Laudenbach, Jacques Herlin,
Loïc Pichon, Xavier Maly, Jean-Marie Frin, Abdelhafid Metalsi, Sabrina Ouazani
Produzione
Why not productions, Armada Films, France 3 Cinéma
Anno
2010
Nazione
Francia
Genere
drammatico
Durata
120'
Distribuzione
Lucky Red
Uscita
22-10-2010
Giudizio
Media

Il rapimento e la successiva uccisione di sette monaci cistercensi di un monastero algerino da parte di un gruppo integralista islamico, nel 1996, diventa il fatto di cronaca che innesca un film che ci mostra il periodo immediatamente precedente alla tragedia.
La via, la preghiera, la quotidianità dei frati ci vengono mostrate prima nella loro asciuttezza e poi, causa l'uccisione di un gruppo di muratori cristiani, caricate da un crescente sentimento d'angoscia rivolto ad una conclusione che pare inevitabile.
In discussione, da un certo momento del film in avanti, non è più se la tragedia avrà luogo, ma soltanto lo spirito con cui i singoli monaci la accoglieranno. Si potrebbe cogliere in questo elemento narrativo una qualche sottile metafora escatologica, ma non sono un teologo e comunque dover ammettere la presenza nel film di tematiche così radicali come il martirio e il sacrificio a un qualche Dio farebbe apparire come esageratamente integralista una vicenda che vuol confrontarsi con delle problematiche piuttosto che proporre soluzioni misticheggianti.
Non si spiegherebbe nel primo caso l'apertura inter-religiosa implicita nella narrazione. Con monaci cristiani occidentali che si devono in continuazione mettere a confronto con un paese musulmano, un paese, l'Algeria, che, ce lo ricorda la battuta di un personaggio, porta ancora addosso le cicatrici del colonialismo della Francia, paese di provenienza dei religiosi.
Si può apprezzare così un film che indipendentemente dai suoi aspetti più “mistici” è pronto a mettersi profondamente in discussione e a lasciare lo spettatore libero di decidere come porsi di fronte alla pellicola.
Un film che se da una parte rischia forse di mitizzare quei frati che scelgono la morte rinunciando alla difesa dell'esercito e contemporaneamente a scendere a patti con i guerriglieri, d'altra parte non contesta quei monaci che si nascondono sotto il letto per sfuggire ad essa.
Meno male, direi, altrimenti “Uomini di dio” rischiava di diventare soltanto una versione pacifista di 300. [davide luppi]