Paura 3D
id.

Anno 2012

Nazione Italia

Genere horror

Durata 108'

Uscita 15/06/2012

distribuzione
Medusa Film

Regia
Manetti Bros
Sceneggiatura
Manetti Bros, Michele Cogo, Giampiero Rigosi
Fotografia
Gian Filippo Corticelli
Montaggio
Federico Maria Maneschi
Scenografia
Noemi Marchica
Costumi
Patrizia Mazzon
Musica
Pivio
Produzione
Pepito Produzioni, Dania Film,
Vision Project, Manetti Bros. Film
Interpreti
Peppe Servillo, Francesca Cuttica, Domenico Diele,
Lorenzo Pedrotti

 

Il marchese Lanzi (Peppe Servillo) è un facoltoso ed educatissimo aristocratico con la passione per le belle macchine. Quando porta il suo Maserati al meccanico di fiducia annunciando che lascerà l'Italia per tutto il weekend, la tentazione è troppo grande per il giovane ragazzo di bottega (Domenico Diele) per non prendere le chiavi della macchina e intrufolarsi nella splendida villa del nobile con i suoi due sfaccendati amici, non con intenti mimetico-poetici alla “Ferro 3”, ma per comunissimi e piuttosto innocenti bagordi. Peccato che ci troviamo in un film horror e buttarsi a capofitto nelle cose senza ascoltare la voce della prudenza può essere molto pericoloso; in fondo il marchese Lanzi è davvero troppo perfetto e compito per non nascondere qualcosa.

Omaggio al glorioso cinema dell'orrore italiano che fu (non solo Argento, ma anche Fulci, Bava) e ulteriore atto di fedeltà allo stile che da sempre caratterizza i fratelli Manetti (musica rap e heavy di sottofondo, ambientazione in borgata, regia tecnologica in questo caso votata al 3D, personaggi buffi e un po' coatti), questo film non nasconde una genuina passione per il genere anche grazie a evidenti rimandi, ma presenta grandi limiti strutturali. In primis, una storia debole, ideale per un corto ma qui troppo allungata, sia nel prologo che nella prima parte dedicata alla descrizione delle bravate nella casa del marchese, sia nel finale diluito e rallentato all'esasperazione, povero di suspense nonché di verosimiglianza. Per finire con la scelta del 3D, che pare giustificata più per appeal pubblicitario piuttosto che per reali esigenze filmiche (alla fine, l'80% del film si svolge all'interno della villa, rafforzando l'impronta claustrofobica della filmografia dei Manetti dopo “Piano 17”).
Quello che fa comunque strappare qualche applauso al progetto è la voglia e la capacità di provare a fare “paura” con la ricetta povera dei tempi che furono: un piccolo cast con un bravo Servillo in versione “malata”, una casa come location, degli ottimi effetti a cura del solito inimitabile Sergio Stivaletti. Tornano così alla memoria tanti meno fortunati predecessori che con budget irrisori e attori spesso improvvisati (e perchè no, terrificanti) da anni riempiono il cartellone del Fantafestival di Roma e di altre città europee.
Certo, all'inizio del film, mentre uno dei ragazzi segue una lezione di cinema all'università, il professore descrive la raffinata tecnica di Mario Bava, capace di trasportare lo spettatore con pochi dettagli in un mondo onirico e di avvolgerlo in una spirale di tensione con un semplice quanto innovativo uso delle luci di scena. Ma si sa che i giovani recepiscono con troppo ritardo e con troppa leggerezza i consigli dei loro maestri.
[emiliano duroni]