Paranormal Activity 3
id.

Anno 2011

Nazione USA

Genere horror

Durata 84'

Uscita 21/10/2011

distribuzione
Universal Pictures

Regia
Henry Joost,
Ariel Schulman
Sceneggiatura
Christopher B. Landon, Oren Peli
Fotografia
Magdalena Gorka Bonacorso
Montaggio
Gregory Plotkin
Scenografia
Kelly Berry
Costumi
Leah Butler
Musica
-
Produzione
Blumhouse Production, Paramount Pictures
Interpreti
Katie Featherston, Sprague Grayden,
Lauren Bittner, Christopher Nicholas Smith

 

Secoli di adagi popolari ci ricordano che cambiare una formula vincente è un rischio spesso inutile se non dannoso; a ricordarcelo, ci sono refusi dell'ingegno umano come la Coca Cola al gusto di ciliegia e il telefono da polso, eppure il mercato spesso consiglia di aggiornare e rendere più appetibili anche le idee più vincenti. C'è da scommettere però che Oren Peli, il creatore di questa fortunatissima serie di horror, che ha percorso tutti i gradini del Sogno Americano, da coraggioso regista “fai da te” a produttore milionario, non la pensi assolutamente così.
Siamo giunti al terzo episodio e pare proprio che non si voglia fare il minimo sforzo di cambiare gli ingredienti principali, se non quello di spostare l'azione negli 'anni '80, tra vhs e Timberland senza calzini, proseguendo il movimento all'indietro del film precedente: c'è una coppia in una casa in cui lui è un videoamatore, ci sono rumori inquietanti all'inizio, poi suppellettili che cadono senza ragione, la tardiva consultazione di libri di demonologia da parte di lui, l'ostinata incredulità da parte di lei, il precipitare degli eventi verso l'abisso. Tutto procede esattamente come già abbiamo visto, ma chi sta pensando di guardare altrove si sbaglia.
La coppia di giovani registi reclutata da Peli crea in un sentiero ben consolidato più di un'occasione di vera suspence, rendendo questo film nell'insieme il più riuscito della serie. Oltre a ricordarci, come in passato, che la paura aumenta impedendo di vedere e non mostrando ogni cosa (l'idea della videocamera fissata sul ventilatore in tal senso è un vero e proprio emblema), rispolverano l'altra benedetta ovvietà per cui lo stupore e la sorpresa fioriscono proprio laddove pensiamo di sapere ciò che sta per succedere, e non nell'assurdo o nell'irreale.
Parlando ad un pubblico che già conosce i propri meccanismi, la narrazione garantisce così quegli ormai rari salti sulla poltrona che in precedenza forse hanno scarseggiato un po' troppo. Questo non cancella il fatto che la sceneggiatura abbia buchi e incongruenze, che nella prima parte non ci si renda conto che indugiare per minuti sull'ennesima immagine buia di due persone che dormono a letto corra ormai il rischio di stancare, che infine l'esigenza di garantire altri episodi narrando l'infanzia e la genealogia delle sorelle protagoniste della saga porti il discorso molto al di là delle attività paranormali all'interno di una casa.
Sì, perchè nel terrificante finale abbiamo una sorta di mix tra “L'esorcista” e “Blair Witch Project”, con tanto di schiene che si piegano ben oltre le loro possibilità e magia nera. Potrebbe darsi che il prossimo capitolo andrà ambientato tra le bolge infernali: basterà la solita videocamera digitale?
[emiliano duroni]