The Mist
id.
Regia
Frank Darabont
Sceneggiatura
Frank Darabont
Fotografia
Rohn Schmidt
Montaggio
Hunter M. Via
Scenografia
Gregory Melton
Costumi
Giovanna Ottobre Melton
Musica
Mark Isham
Interpreti
Laurie Holden, Marcia Gay Harden, Thomas Jane, Toby Jones, Jeff Demunn, William Sadler
Produzione
Darkwoods Productions, Dimension Films
Anno
2008
Nazione
USA
Genere
horror
Durata
127'
Distribuzione
Key Films
Uscita
10-10-2008
Giudizio
Media

Il maestro della letteratura del terrore, Stephen King, viene nuovamente riproposto al cinema. Autore dell’operazione è il regista e produttore Frank Darabont, che già si era cimentato con i testi dello scrittore portando sul grande schermo Le ali della libertà e Il miglio verde. Questa volta però, la riduzione cinematografica tocca a un racconto minore dal titolo Nebbia (nel titolo è contenuta già la eco dell’immaginario horror), appartenente alla raccolta Scheletri del 1985. Gli elementi del racconto, le dinamiche e le tematiche, sono quelle ricorrenti nell’universo letterario di King: la minaccia proveniente dall’ignoto, un nucleo di uomini costretti a vivere in una condizione di pericolo, il microcosmo sociale che lentamente muta il suo comportamento verso uno stato primordiale.
Un piccolo paese vicino a New York, in seguito ad una tempesta, viene letteralmente circondato da una coltre di nebbia fitta. Alcune persone, si ritrovano intrappolate in un supermercato da questa foschia quando scoprono che nasconde qualcosa di soprannaturale e terrificante. Il panico porterà parte del gruppo a interpretare questo fenomeno come atto di una volontà divina.
Il film riesce a banalizzare ogni spunto interessante della storia. Non restituisce il ritmo del racconto, ben scritto e coinvolgente, ne lo spessore dei personaggi. Darabont non si allontana da un prodotto di serie B, anche nelle “trovate di genere”, spesso il risultato della messa in scena è involontariamente esilarante.
Non sembra voler sfruttare neanche il facile riferimento al film di John Carpenter The Fog, eccezion fatta per un piccolo riferimenti al Maestro piazzato all’inizio del film (la locandina di “The Thing”).
La debolezza della messa in scena e della caratterizzazione dei personaggi porta lo spettatore affezionato a chiedersi che fine abbia fatto il regista di “Le ali della libertà, uno dei migliori, forse, interpreti dei testi di King.
Troppa è la distanza tra questo film e le pellicole precedenti. Riporta alla mente, per la realizzazione, la trasposizione televisiva di un altro racconto del maestro del terrore The Langoliers, tratto da “Quattro dopo mezzanotte” del 1995.
Un B-movie, in sostanza, che regala qualche scena horror girata bene e di effetto per gli appassionati, ma che non porta lo spettatore a vivere la claustrofobica e terrificante situazione in cui sono calati i protagonisti.
Da antologia il personaggio della predicatrice, che declama passi del vecchio testamento, accesa da un infuocato furore religioso. Il finale, per nulla scontato, comunque non da un chiaro segno delle intenzioni dell’autore. A cosa abbiamo assistito? [andrea pirrello]

Note di produzione
Nel 1977 quello che è oggi un leggendario scrittore, Stephen King, godeva dei suoi primi successi e desiderava fare qualcosa per sdebitarsi nei confronti della fortuna.
Durante uno spettacolo in sostegno di altri artisti emergenti accordò a studenti di cinema e aspiranti registi il permesso di adattare i suoi racconti al costo di un dollaro. Nei primi anni ‘80, Frank Darabont scrisse, produsse e diresse uno di questi:“Dollar Babies”. A King piacque molto la versione per lo schermo fatta dall’allora ventitreenne Darabont di The Woman in the Room, il racconto breve di King su una donna colpita da un male incurabile che va in cerca della morte.
“C’è qualcosa nella voce di Stephen come narratore che ha trovato sempre un’eco in me” spiega Darabont, che è cresciuto a Los Angeles. “Il suo lavoro mi parla; i suoi personaggi mi parlano. E’ un maestro della narrazione, e le sue cose mi mettono KO. Mi fa venire voglia di mettermi dietro la macchina da presa”. Darabont è rimasto affascinato da The Mist per diverse ragioni. “King descrive il quadro d’insieme particolarmente bene” afferma. “Mi è piaciuto leggere questa specie di disintegrazione della società, tipo ‘Signore delle mosche’, che si verifica quando le persone vengono messe sotto pressione dalla paura”.
Dopo aver girato Woman in the Room, il suo debutto come regista e sceneggiatore, Darabont ha sceneggiato o co-sceneggiato film come Nightmare 3 – I guerrieri del sogno, Il fluido che uccide - Blob e La mosca 2, oltre ad episodi per le serie televisive Tales from the Crypt (Racconti di mezzanotte) e Le avventure del giovane Indiana Jones. Uno dei racconti brevi di King da lui preferiti, The Mist, continuava a restare da parte.
“Ho amato The Mist da quando l’ho letto nel 1980 in ‘Dark Forces’, un’antologia pubblicata da Kirby McCauley” ricorda Darabont.A vrebbe potuto essere il primo film di Darabont. “Ricordo che ero seduto sul set del primo film al quale ho lavorato come sceneggiatore, Nightmare 3, nel 1986, e pensavo che, dato che la mia carriera come scrittore aveva preso il via, avrei potuto cominciare a pensare a cosa avrei potuto provare a dirigere” ricorda Darabont. “Siccome gli era piaciuto il mio corto, pensavo di tornare da Stephen e chiedergli i diritti di The Mist o di The Shawshank Redemption”.
Dopo essersi sentito combattuto per un po’, Darabont scelse Shawshank (Le ali della libertà) e il resto è storia (da Oscar).
Elogiato dalla critica e apprezzato dal pubblico, Le ali della libertà, uscito in sala nel 1994, è oggi uno dei film più amati del XX° secolo. “Le ali della libertà uscì e ottenne sette candidature agli Academy Awards.
La pressione ha continuato a crescere con i due film successivi di Darabont. Mentre opzionava The Mist nel 1995, faceva seguire a Le ali della libertà un altro adattamento da King e un’altra candidatura a miglior film, con Il miglio verde interpretato da Tom Hanks nel 1999, e The Majestic, interpretato da Jim Carrey nel 2001.