Marie Antoinette
id.
Regia
Sofia Coppola
Sceneggiatura
Sofia Coppola
Fotografia
Lance Acord
Montaggio
Sarah Flack
Scenografia
K.K. Barrett
Costumi
Milena Canonero
Musica
Brian Reitzell
Produzione
American Zoetrope
Interpreti
Kirsten Dunst, Jason Schwartzman, Judy Davis, Rip Torn, Rose Byrne, Asia Argento, Molly Shannon, Shirley Henderson, Danny Huston, Steve Coogan
Anno
2006
Genere
commedia
Nazione
USA
Durata
120'
Distribuzione
Sony Pictures Releasing
Uscita
17-11-06

All’età di 14 anni fu barattata in cambio dell’alleanza tra l’Austria e la Francia. Promessa sposa di Luigi XVI fu spogliata dei segni ed insegne austriache per rinascere a nuova vita in terra di Francia.
Accolta con scetticismo alla corte di Versailles, Maria Antonietta viene calata in una dimensione di ricchezza ed opulenza contaminata da oscuri giochi di potere e dinastici. Dovette imparare in fretta l’etichetta – “Tutto questo è ridicolo. – Tutto questo è Versailles” -, a convivere con un marito freddo ed indifferente, imparare in fretta i turbamenti, la vivacità, gli umori di una corte che riuscì poi a piegare ai suoi voleri e desideri, per finire decapitata sulla Piazza della Bastiglia durante la Rivoluzione Francese.
Al terzo film della sua giovane carriera, Sofia Coppola, protetta alle spalle dal padre produttore con la sua American Zoetrope, mette in cantiere il suo progetto più ambizioso e controverso: “La mia paura più grande era quella di fare un film che assomigliasse ad una puntata di Masterpiece Theatre. Non era mia intenzione girare un film che raccontasse un periodo storico attraverso un’arida sequenza di scene fredde, distanti, senza vita. Era molto importante per me riuscire a raccontare la storia a modo mio.” Prendendo spunto dalla biografia scritta da Antonia Fraser Maria Antonietta. La solitudine di una regina, la Coppola ripropone con maggior vivacità e colore quella stessa dimensione di straniamento, di vuoto ed angoscia così ben raccontato nel suo Lost in Translation, riempiendo questo vuoto e ogni inquadratura di dettagli, oggetti, ammennicoli per un barocchismo che permea ogni spazio diegetico del film.
Un riempimento per accumulo, che manifesta al contempo l’insoddisfazione, la solitudine, l’amarezza di fondo di un personaggio ancora oggi controverso e oggetto delle più disparate interpretazioni storiche. Vittima o carnefice di Luigi XVI? Arrampicatrice sociale o martire di tempi troppo più grandi di lei?
La Coppola sceglie una messa in scena moderna ed accattivante, attingendo a piene mani su una colonna sonora capace di miscelare la musica New Romantic dei Bow Wow Wow e Adam Ant con brani classici settecenteschi e neo-conteamporanei che cadenzano le diverse fasi di passaggio della protagonista dall’età dell’innocenza e giovinezza a quella della decadenza e declino.
Un film che conta molto sull’interpretazione accattivante della giovane Kirsten Dunst – la cosa migliore del film – ben supportata da Jason Schwartzman nella parte di un imbolsito, impacciato vittima della propria inadeguatezza Luigi XVI. Una coppia troppo giovane per governare un paese così importante in un periodo così controverso, che rimase più vittima degli eventi che li travolsero che non responsabili.
Un esperimento questo della Coppola, riuscito a metà. La commistione tra presente e passato, modernità e antichità diverte ed in parte affascina, dai costumi alle acconciature, ma alla lunga il film sembra iniziare a girare a vuoto su se stesso, come se l’estetica del contenitore, l’apparenza si fosse mangiata il contenuto, la sostanza. Proprio come Versailles ai tempi di Maria Antonietta…

[fabio melandri]




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