Mar nero
id.
Regia
Federico Bondi
Sceneggiatura
Ugo Chiti, Federico Bondi
Fotografia
Gigi Martinucci
Montaggio
Ilaria Fraioli
Scenografia
Daniela Spisa
Costumi
Alessandra Vadalà
Musica
Enzo Casucci
Interpreti
Ilaria Occhini, Dorotheea Petre, Corso Salani, Vlad Ivanov, Maia Morgenstern,
Theodor Danetti, Vincenzo Versari, Giuliana Colzi, Marius Silagiy
Produzione
Film Kairòs, Rai Cinema, Manigolda Film, Hi Film Productions
Anno
2008
Nazione
Italia, Romania, Francia
Genere
drammatico
Durata
95'
Distribuzione
Kairos Film
Uscita
30-01-2009
Giudizio
Media

Gemma (Ilaria Occhini, vincitrice a Locarno del Pardo per la migliore interpretazione femminile), toscana e dal carattere diffidente, ha da poco perso il marito. Il figlio Enrico (Corso Salani) decide di affidarla ad Angela (Dorotheea Petre), una giovane badante rumena, affinché non sia sola nella casa di Firenze. La convivenza tra le due, inizialmente difficoltosa e basata sulla circospezione, con il passare dei giorni diventa qualcos’altro. Gemma abbandona l’iniziale sospetto, per porsi verso Angela quasi come una madre, prendendo le sue difese a discapito dei vicini e preparandole la cena. L’atmosfera serena e basata sulla fiducia, però, s’incrina quando durante le feste natalizie, la ragazza non riesce più a mettersi in contatto con il marito, che vive in Romania. Il bisogno di capire cosa stia accadendo la spinge a partire. Gemma decide di seguirla: vuole starle vicino e nel contempo ricominciare a ‘vivere’.
Racconta il regista: “Mar Nero è legato a fatti della mia biografia: Gemma è mia nonna e Angela è stata la sua ‘badante’. L’anima e i personaggi di questa storia li devo a loro. Ci sono i loro caratteri, le loro emozioni, le loro tensioni. Tutto il loro rapporto”. Nonostante le difficoltà linguistiche, anagrafiche e culturali, le due protagoniste sapranno conoscersi e diventare amiche. L’opera prima di Federico Bondi, sceneggiata a quattro mani con Ugo Chiti, è un inno alla tolleranza e all’apertura verso il diverso.
Realizzata tra Firenze e Sulina, in Romania, la pellicola ha una tecnica registica molto semplice, grazie all’utilizzo della tecnologia digitale e a numerosi piani sequenza, “per dilatare il tempo della recitazione, fornendo alle interpreti una libertà che le sottrae dalla condanna delle interruzioni, del controcampo, delle luci…”. Il film al 61° Festival di Locarno ha vinto il premio della giuria Ecumenica e il terzo premio della Giuria dei giovani. [valentina venturi]