Il Flauto Magico
The Magic Flute
Regia
Kenneth Branagh
Sceneggiatura
Kenneth Branagh,
Stephen Fry
Fotografia
Roger Lanser
Montaggio
Michael Parker
Scenografia
Tim Harvey
Costumi
Christopher Oram
Musica
Wolfgang Amadeus Mozart
Produzione
Ideale Audience,
Peter Moores Foundation
Interpreti
Joseph Kaiser, Amy Carson, Benjamin Jay Davis, René Pape, Lyubov Petrova, Tom Randle, Liz Smith, Teuta Koço, Louise Callinan, Kim-Marie Woodhouse
Anno
2006
Genere
musicale
Nazione
UK
Durata
138'
Distribuzione
01 Distribution
Uscita
29-06-07

L’opera di Wolfgang Amadeus Mozart Il Flauto Magico è stato rappresentato per la prima volta nel lontano 1791 riscuotendo un immediato succeso presso il pubblico grazie ad elementi come amore, lotta perenne tra bene e male, avventura, fratellanza.
La storia dell’amore tra Tamino e la figlia della Regina della Notte, Pamina, è osteggiata dalle forze delle tenebre capeggiate dal suo Signore, Sarastro. Rapita da questa, Tamino è incaricato di liberarla avvalendosi unicamente dell’aiuto di Papageno, comico e burlesco contraltare di Tamino anche lui in cerca dell’amore nelle sembianze della misteriosa Papagena, e di un Flauto Magico.
Ma le apparenze ingannano e l’amore tra Tamino e Pamina è osteggiata da pericoli invisibili ed inaspettati.
Per mettere in scena sul grande schermo un’opera complessa ed articolata come questa il produttore Pierre-Olivier Bardet ha deciso di tradurre il libretto in inglese, affidandolo al poliedrico attore/scrittore/commediografo Stephen Fry – lo ricordiamo nei panni di Oscar Wilde nella trasposizione cinematografica della sua biografia Wilde - “Quando Mozart ha composto “Il flauto magico” nel XVIII secolo, intendeva fare un’opera veramente popolare, dedicata a un pubblico molto vasto. Per questo il libretto è stato scritto in tedesco e non in italiano, come tutti i libretti dell’epoca. Quindi tradurlo in inglese ha significto seguire la strada intrapresa da Mozart e Schikaneder all’epoca, per renderlo il più fruibile possibile. E oggi l’inglese è la lingua più presente nel cinema”.
Colpito dalla visionarietà e modernità delle messe in scena per il grande schermo delle opere di Shakespeare – da Pene d’amore perdute a Molto rumore per nulla – Bardet ha affidato il comando delle operazioni a Kenneth Branagh che entusiasta ha accettato: “La sfida – racconta il regista - era molto simile a quella dei film tratti dai lavori di Shakespeare. Far passare un’opera d‘arte da un medium a un altro, senza perdere la magnificenza che vuoi celebrare. Ma come Shakespeare, Mozart è molto robusto. “Il flauto magico” ha vissuto varie ambientazioni, come “Amleto”. E’ stato sulla luna, al circo, a Stonehenge, in spiaggia e Mozart è sempre sopravvissuto. Una chiave per me è la fedeltà della performance, non importa quanto siano estreme le problematiche tecniche, che si tratti di Shakespeare o di Mozart”.
Branagh opta per una messa in scena onirica, barocca, ricchissima, in un mix di stilemi figurativi impressionanti e di grande impatto visivo. Sceglie di trasportare la vicenda ai tempi della Prima Guerra Mondiale: “Al centro di “Il flauto magico” c’è l’analisi di un conflitto, incarnato dalla musica, e lo sviluppo dell’opera riguarda la determinazione degli antagonisti. La luce opposta alle tenebre, l’amore all’odio e, nel nostro caso, più direttamente, la pace opposta alla guerra. Lo scontro più aperto è tra Sarastro e la Regina della Notte. Ambientandolo visivamente durante la Prima Guerra mondiale e assegnando a ognuno un esercito, si da il senso delle dimensioni delle azioni dei personaggi. La Grande Guerra fornisce un territorio sia letterario che metaforico, emotivo e complesso come è l’opera stessa. E’ anche vero che in questo momento della nostra storia la musica, le canzoni, la poesia sono parte del meccanismo di sopravvivenza. L’ambientazione permette poi romanticismo, umorismo e “l’opera comica” emerge con forza. In termini di plot fornisce anche il set per un’avventura epica e di suspence coerente con la narrazione cinematografica”.
Il tono favolistico ed onirico è quello preponderante in un’opera che si apre con un finto piano sequenza di oltre 8 minuti di durata che trasporta lo spettatore dalle profondità delle trincee scavate nella terra sino alle nuvole sopra l’attacco aereo portato alle trincee per precipitare nuovamente nei meandri inestricabili delle stesse.
Elementi gotici che sembrano tratti dalle favole dei fratelli Grimm, si miscelano con una leggerezza tipica di alcune delle opere del Bardo, soprattutto in personaggi come Papageno che richiama per i suoi toni burleschi e pasticcioni il Puck del Sogno si una notte di mezza estate, la cui storia d’amore comica per la misteriosa Papagena fa da contraltare a quella ben più seria e drammatica che vede Tamino e Pamina.
Interpretato da cantanti lirici alla loro prima esperienza cinematografica, Il Flauto Magico rimane un’opera curiosa, anomala nel suo genere, divertente e di sicuro fascino. Forse difficile per il pubblico italiano – notoriamente restio alle opere programmate in versione originale con i sottotitoli, doverosi qui come non mai – ma che ci riporta agli albori del cinema quando questa meravigliosa arte era ancora capace di produrre sogni ad occhi aperti. [fabio melandri]