Il dolce e l'amaro
id.
Regia
Andrea Porporati
Sceneggiatura
Andrea Porporati
Fotografia
Alessandro Pesci
Montaggio
Simona Paggi
Scenografia
Beatrice Scarpato
Costumi
Mary Montaldo
Musica
Andrea Guerra
Interpreti
Fabrizio Gifuni, Luigi Lo Cascio, Donatella Finocchiaro, Ornella Giusto
Produzione
Sciarlò
Anno
2007
Nazione
Italia
Genere
drammatico
Durata
98'
Distribuzione
Medusa Film
Uscita
05-09-2007
Giudizio
Media
-

“Nella vita c’è il dolce e c’è l’amaro. Un uomo li deve prendere tutti e due”. Queste sono le parole che si sente dire, prima dal padre in carcere quando aveva appena 11 anni e poi in età adulta da un giudice che cerca di salvargli la vita, Saro Scordia, mafioso pentito in nome dell’amore.
Dalla giovinezza alla maturità la vita di un uomo di mafia. Passando attraverso il sangue, l’onore, il tradimento e la fuga. Saro non è riuscito a far sue le parole del padre. Non ha capito che non può avere solo il dolce dalla vita ma occorre fare i conti anche con l’amaro. La legge del sangue si fonda sul sangue e non se ne esce. Se hai scelto quella legge non puoi sottrartene mai. Neppure se lasci la Sicilia e scappi al Nord. Il passato incombe come una ghigliottina sul condannato a morte e sottrarsi al proprio destino è pressoché impossibile. Non basta l’amore, non basta il coraggio.
Ci vuole il compromesso. La via di mezzo, l’equilibrio. Protezione in cambio di tradimento. Ma è davvero tradimento? Il pentito è davvero un traditore? O semplicemente un uomo che prima di sparare si è fermato un attimo a pensare. Ha aspettato solo un attimo. Ma gli è bastato per non andare oltre quel limite invalicabile della condanna a morte. Sua e della vittima predestinata. Non è debolezza ma presa di coscienza. Vero onore. Altro che giuramenti di fedeltà a cosa nostra. La fedeltà è verso se stessi. E verso chi si ama. Saro è solo. Paradossalmente l’unico amico che ha è il giudice che gli chiede collaborazione. Solo di lui si può fidare. E non può fare altro che scegliere. Proprio come chiunque altro. Il dolce o l’amaro. O tutte e due. Inevitabile. Ma non impossibile. Una nuova vita, una nuova identità, una nuova famiglia sono possibili. Ma devi scegliere. E come in tutte le scelte sei solo. L’amore ti può dare una mano certo ma sei tu che ne paghi le conseguenze, sei tu che vivi nella paura di morire da un momento all’altro, sei tu che rischi la vita ogni momento. Ne vale la pena? Sì ne vale la pena, a costo di rinunciare alla libertà. Il miracolo di essere vivi non è nelle mani di Dio ma in quelle di chi di sceglie di cambiare il proprio destino. Per sempre.
Ancora una storia di mafia. Ancora Lo Cascio. Ancora tutti i clichés del genere (compresi i boss davanti al pentolone di pummarola). Eppure il messaggio che riecheggia per tutto il film è forte: dire di no alla mafia è possibile, plausibile, fattibile. E sbeffeggiarsi della mafia, considerare i mafiosi dei pagliacci, ridere di loro come nella meravigliosa scena finale non è più un sogno se mai un grande segno di speranza. [marco catola]