Fuoco su di me
id.
Regia
Lamberto Lambertini
Sceneggiatura
Lamberto Lambertini
Fotografia
Pino Sondelli
Montaggio
Anna Napoli
Musica
Savio Riccardi
Interpreti
Omar Sharif, Massimiliano Varrese, Sonali Kulkarni, Zoltàn Ràtòti, Maurizio Donadoni, Nicola di Pinto, Antonello Stefanucci
Anno
2005
Durata
90'
Nazione
Italia
Genere
storico
Distribuzione
Istituto Luce

Fuoco su di me” è il teatrale ordine che Gioacchino Murat Re di Napoli nel 1815 diede contro se stesso, una volta perso il Regno e messo ai ferri, davanti al plotone di esecuzione.
Inizia dall’epilogo l’omonima opera seconda del regista Lamberto Lambertini (Vrindavan Film Studios) che esce nelle sale cinematografiche dopo 9 anni di lavorazione e difficile gestazione.
Siamo nei primi mesi del 1815. Napoleone è Re e prigioniero nell’Isola d’Elba. Il Congresso riunito a Vienna intende rimettere sui troni d’Europa le dinastie spodestate dalla rivoluzione. A Napoli regna Gioacchino Murat, messo sul trono da Napoleone in parte per meriti di battaglia, principalmente perche marito della di lui sorella, Carolina. Di fronte alla prospettiva di lasciare ad altri la decisione del suo destino/destituzione a favore del ritorno a Napoli di Ferdinando di Borbone, Murat decide di dare corpo al sogno di unificare l’Italia sotto un'unica bandiera, ponendo Napoli come Capitale. Un sogno che Murat ritiene condiviso ed appoggiato dagli stessi napoletani, ma quando il popolo non risponde e la sconfittta militare di Tolentino si materializza, la caduta del soldato - Re sarà tanto inevitabile quanto fragorosa.
Il periodo storico che fa da sfondo, da quinta scenica, a Fuoco su di me è assolutamente interessante anche per capire il quotidiano che stiamo vivendo; ma vuoi per mancanza di una vera tradizione di cinema storico italiano, vuoi per budget limitato, il film ripiega velocemente sulla sfera privata, narrando il difficile rientro a Napoli del giovane Eugenio dopo anni di lontananza in Francia. Ferito in combattimento, durante la lunga degenza si dedica alla lettura ed alla scoperta dell’altro mondo possibile, dove un più diretto contatto con il mondo della natura (le notti passate in barca a pescare, le passeggiate nei campi) e con la dimensione spirituale dell’esistenza, prendono il posto delle rigide norme militari, delle battaglie e dei giochi politici. Il tutto condito dall’amore impossibile con una giovane di Procida che come Virgilio con Dante, guida Eugenio all’interno di questa nuova dimensione.
Il film nel suo complesso stenta a decollare, appesantito da dialoghi letterari e da una messa in scena elementare che si affida in maniera troppo insistita alla narrazione verbale piuttosto che al racconto per immagini. I fondali dipinti degli interni, la recitazione approssimativa ed incolore del protagonista Massimiliano Varrese (Velocità Massima al cinema, Grandi Domani e Carabinieri in tv) accanto al contributo gigionesco e logorroico di Omar Sharif, completano il nostro giudizio negativo su una pellicola che risulta di difficile digestione e che ricorda sin troppo da vicino la medietà di molta fiction nostrana presente quasi ogni sera sugli schermi televisivi.
[fabio melandri]