Frozen
id.
Regia
Adam Green
Sceneggiatura
Adam Green
Fotografia
Will Barrat
Montaggio
Ed Marx
Scenografia
Bryan McBrien
Costumi
Barbara Nelson
Musica
Andy Garfield
Interpreti

Shawn Ashmore, Emma Bell, Kevin Zegers, Ed Ackerman, Rileah Vanderbilt, Adam Johnson,
Chris York, Kane Hodder, Peder Melhuse, John Omohundro

Produzione
A Bigger Boat, Ariescope Pictures
Anno
2009
Nazione
USA
Genere
thriller
Durata

93'

Distribuzione
M2 Pictures
Uscita
25-03-2011
Giudizio
Media

Morte all'addiaccio. Potrebbe essere il sottotitolo di “Frozen”, pellicola diretta da Adam Green. Tre ragazzi (la bionda Parker (Emma Bell), fidanzata a Dan (Kevin Zegers) e l'amico di quest'ultimo Joe (Shawn Ashmore)) partono per la montagna. Sono studenti e per il fine settimana decidono di regalarsi una giornata di neve. I due amici per la pelle sono esperti, Parker è la prima volta che sale su uno snowboard. La giornata scorre tutto sommato tranquilla, a parte la voglia inappagata di Joe di sciare più a lungo. Per questo i tre decidono di fare un ultimo giro in seggiovia, prima di riporre scarponi e tornare in città. È tardi, ma riescono a convincere il guardiano dell'impianto a farli salire di nascosto. Per una serie di coincidenze sfortunate, mentre stanno risalendo la montagna per fare l'ultima discesa, il macchinario viene spento. Di sotto sono convinti non ci sia più nessunuo. I ragazzi rimangono così bloccati a metà percorso, senza alcuna possibilità di scendere o di chiedere aiuto. È domenica e i responsabili non torneranno ad attivare gli impianti prima del weekend successivo. Sono sospesi nel vuoto. Sotto di loro la neve che diventa ghiaccio e lupi affamati; davanti a loro l'aria. Cosa fare? I sintomi del congelamento e dell'ipotermia iniziano ben presto a palesarsi e a poco servono le chiacchiere per distrarsi dalla realtà. Sono bloccati. Forse moriranno. Questa la trama sommaria.

Adam Green dopo “Hatchet”, la cui ambientazione era una palude, sceglie la neve. “Frozen” è un thriller, motivo per cui non si può procedere troppo oltre con la descrizione della storia. Certi film bisogna vederli. Eppure alcune scene, che dovrebbero angosciare o spaventare, hanno un non so che di esilarante. Senza scendere nei particolari, il primo tentativo di salvezza lascia sgomenti. Ma non per la drammaticità: per la comicità. Il secondo lascia interdetti per la sfortuna. E il terzo, finalmente, mostra il cedimento della struttura sciistica, ma la discesa del superstite verso la salvezza, fa sorridere. La storia non ha niente di nuovo. Il contesto doveva offrire una chiave di lettura diversa. Quel tocco di realismo in più rispetto alla media. Questa volta però c'è poco splatter, poca suspance e molte parole. Troppe. [valentina venturi]