Free Zone
id.
Regia
Amos Gitai
Sceneggiatura
Marie-Jose Sanselme,
Amos Gitai
Fotografia
Laurent Brunet
Montaggio
Yann Dedet, Isabelle Ingold
Musica
Chava Alberstein,
Jaroslav Jakubovic
Interpreti
Natalie Portman, Hana Laszlo, Hiam Abbass, Carmen Maura,
Makram Khoury, Aki Avni, Uri Klauzner, Liron Levo
Anno
2005
Durata
90'
Nazione
Israele-Belgio-Francia-Spagna
Genere
drammatico
Distribuzione
Istituto Luce

Esiste un luogo ad est della Giordania, una zona franca stretta tra Iraq, Egitto, Siria ed Israele, libera da tasse e dogane, dove uomini si incontrano per vendere ed acquistare automobili.
E’ la meta del viaggio che Hanna, israeliana di professione tassista e Rebecca, americana che vive a Gerusalemme, intraprendono per incontrare l’americano, un misterioso individuo e socio in affari del marito di Hanna. Il motivo del viaggio, il McGuffin, il perno che fa muovere la storia è un debito di 30.000 dollari che Hanna deve riscuotere per conto del marito. Giunti a destinazione apprendono da Leila, una palestinese, che l’uomo è sparito ed insieme a lui i soldi…
Amos Gitai costruisce il film utilizzando la sovrastruttura del road-movie e riempiendolo con una analisi esplicativa della difficile situazione socio-politica che arroventa il Medio Oriente, attraverso il microcosmo rappresentato dalle tre donne.
Tre donne, Hanna, Rebecca e Linda come tre stati fisici e mentali, tre punti di vista capaci di incontrarsi, confrontarsi, trovare momenti di comunanza e di forte dissonanza. La free zone del film è un limbo, una terra di nessuno, uno spazio in cui ogni conflitto, ogni incomprensione appare sospesa. Sospesa, non annullata per esplodere nuovamente nel finale silenzioso e straziante.
L’intenzione del regista era dare voce a storie che non trovano mai spazio nel telegiornale delle 20, evidenziare come sia possibile instaurare rapporti personali accettabili e condivisi anche in luoghi ad alto tasso conflittuale e frammentati da confini fisici e psicologici. Obiettivo raggiunto grazie ad una regia secca, essenziale, adottando uno stile documentario fatto di dettagli e primissimi piani sui volti delle tre meravigliose attrici, Hana Laszlo (Hanna) premiata a Cannes con la Palma d’Oro all’interpretazione, Hiam Abbass (Leila) attrice palestinese di primo ordine, Natalie Portman (Rebecca) capace di sostenere un primissimo piano sequenza di nove minuti in apertura della pellicola. Il film esce coraggiosamente in lingua originale con sottotitoli. Altro motivo per sostenere e non perdere questa pellicola in sala. [fabio melandri]

| intervista ad amos gitai |