Fratelli d'Italia
id.
Regia
Claudio Giovannesi
Sceneggiatura
Claudio Giovannesi
Fotografia
Ferran Paredes Rubio,
Andrea Spalletti Panzieri
Montaggio
Giuseppe Trepiccione
Scenografia
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Costumi
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Musica
Claudio Giovannesi
Interpreti
Alin Delbaci, Masha Carbonetti, Nader Sarhan
Produzione
Giorgio Valente, Il Labirinto
Anno
2010
Nazione
Italia
Genere
documentario
Durata
90'
Distribuzione
Cinecittà Luce
Uscita
07-05-2010
Giudizio
Media

Alin è rumeno e ha diciassette anni, vive a Roma da quattro anni dopo che la sua famiglia ha deciso di trasferirvisi.
Masha, diciotto anni, è Bielorussa, è stata adottata da una famiglia italiana ma ha recentemente ripreso i contatti col proprio fratello naturale.
Nader è nato a Roma da genitori Egiziani; questi ultimi vivono male il suo essere “troppo italiano”.
Ci son due temi che pervadono il bel documentario di Giovannesi, due tematiche potenti tanto più che non danno l'impressione di esser state estratte a forza dalla regia e dal montaggio, ma paiono far parte integrante di ciò che viene filmato, in una linea che sembra riprendere il neorealismo nel suo senso più genuino.
Il primo tema riguarda l'identità etnica, mostrando tre ragazzi che vivono in bilico tra quella del territorio da cui arrivano e quella che si ritrovano a vestire in Italia.
Alin è nato e cresciuto in Romania, e romeno si sente a tutti gli effetti. Vorrebbe integrarsi ma la cosa lo spaventa, teme di perdere qualcosa della sua identità e così crea un rapporto conflittuale con i compagni e gli insegnanti e mostra di preferire la compagnia di connazionali, salvo poi cercare la solidarietà dell'insegnante con cui ha i conflitti maggiori.
Masha è la più in bilico, tra l'affezione per la famiglia adottiva e la voglia di rivedere il fratello naturale. “Io ho due famiglie” afferma ad un certo punto.
Infine c'è Nader, immigrato di seconda generazione, spaccato in due tra il desiderio di una integrazione totale (frequenta addirittura dei coetanei di estrema destra e con loro inveisce contro “i negri”) e una famiglia che vede nel suo integrarsi una minaccia alla cultura originaria.
Lo spaccato dipinto dal documentario è di estremo interesse, mostra tre facce dell'immigrazione, tre situazioni così diverse eppure così simili perchè accomunate dallo scontro tra due “narrazioni”, quelle dell'appartenenza etnica, forse inconciliabili.
C'è un secondo tema però, che sembra rinegoziare tutto. Perchè i tre protagonisti sono anche tre adolescenti e il film ci mostra che in fondo i loro conflitti, i loro problemi, per quanto appaiono a un primo sguardo eccezionali, travestititi come sono da questioni etniche, assomigliano in realtà ai conflitti e ai problemi di mille altri adolescenti. E gli adolescenti sono personalità in divenire, conta solo questo, il resto, come dicevo poche righe sopra, sono narrazioni, storie.
[davide luppi]