Four Lions
id.
Regia
Chris Morris
Sceneggiatura
Chris Morris, Jesse Armstrong,
Sam Bain, Simon Blackwell
Fotografia
Lol Crawley
Montaggio

Billy Sneddon

Scenografia
Judy Becker
Costumi
Charlotte Walter
Musica
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Interpreti

Riz Ahmed, Arsher Ali, Nigel Lindsay, Kayvan Novak, Adeel Akhtar

Produzione
Wild Bunch, Film 4, Optimum Releasing, Warp Films
Anno
2010
Nazione
UK
Genere
commedia
Durata

94'

Distribuzione
Videa-CDE
Uscita
03-06-2011
Giudizio
Media

Uno dei maggiori benefici che deriva dalla rappresentazione di un evento, leggero o profondamente drammatico che sia, è lo straniamento, ovverosia la possibilità di guardare con maggiore distacco situazioni che altrimenti coinvolgerebbero troppo lo spettatore. Così questa commedia inglese può permettersi il lusso di avere come protagonisti e mattatori assoluti quattro terroristi jihadisti che aspirano al martirio per punire l'Occidente.
Omar (Riz Ahmed) è la mente del gruppo, Hassan (Arsher Ali) l'amico e braccio destro paradossalmente ignorante e credulone, Barry (Nigel Lindsay) un bianco convertito e così estremista da sfiorare l'autolesionismo, Faisal (Kayvan Novak) è, se possibile, il più pasticcione e meno credibile del gruppo. Due di loro proveranno l'addestramento in Afghanistan, uno tenterà di addestrare i corvi come corrieri di esplosivo, un quinto elemento reclutato nel cammino riempirà il garage di ammoniaca per fabbricare bombe. Obiettivo finale della missione: seminare panico e morte durante la maratona di Londra.
Il satiro televisivo Chris Morris ha deciso di esordire dietro la macchina da presa con la pretesa di riuscire a far ridere di gusto su un argomento quantomai scomodo e ostico. Se consideriamo alcuni dialoghi paradossali e alcune scene fragorosamente comiche (il primo “martire” muore trasportando esplosivo attraverso un gregge), il risultato può dirsi riuscito. Di certo l'approccio è quello di restare astutamente in superficie, mostrando come l'ignoranza e l'ottusità possano far sfociare nel ridicolo anche le aspettative più serie, ma senza offendere nessuno; da questo film non avremo una soluzione e forse neanche troppe domande sul perchè il mondo ancora oggi sia così diviso e sulle radici di tanto odio. Quello che non fa scadere il tutto nel demenziale è una messa in scena che, benchè realizzata da un cast quasi esclusivamente proveniente dalla televisione, ha una credibilità e una scorrevolezza di “celluloide”, dote quasi innata nel Regno Unito, anche quando ci si limita a prendere in giro.
Nanni Moretti, nel suo ultimo corto in cui prova a far indovinare 40 film, racconta con un certo fastidio che ogni volta che afferma di guardare i Simpsons, appare qualcuno che dice che South Park è meglio, perchè è più cattivo, intransigente, vero. Per chi non la pensa come lui, gli ultimi anni sono stati forieri di primizie: proliferano assassini di ogni specie (qualcuno forse ricorda il clamore critico intorno a “Louise Michel”), la morte viene mostrata senza alcun patema (come in tv del resto) e alla fine anche i più cattivi strappano un sorriso.
Forse questi quattro arabi così incredibilmente imbranati sono i lontani parenti del dittatore di Chaplin e della guerra dei fratelli Marx, come degli innumerevoli nazisti dalla parlata improbabile che hanno popolato da sempre le commedie a sfondo militare. Alla fine però l'insofferenza di Moretti è più comprensibile laddove in una commedia pretenderemmo di trovare almeno un motivo per stare allegri e non solo qualche gradita risata.
[emiliano duroni]