Fine pena mai
id.
Regia
Davide Barletti, Lorenzo Conte
Sceneggiatura
Massimiliano Di Mino, Pierpaolo Di Mino, Marco Saura
Fotografia
Alberto Iannuzzi
Montaggio
Roberto Missiroli, Paolo Petrucci
Scenografia
Sabrina Balestra
Costumi
Fiamma Benvignati,
Allegra Mori Ubaldini
Musica
Brutopop – Antongiulio Galeandro
Interpreti
Claudio Santamaria, Valentina Cervi, Daniele Pilli,
Giorgio Careccia, Ippolito, Giancarlo Luce, Ugo Lops
Produzione
Classic Srl, Verdeoro Srl, Paradis Film
Anno
2007
Nazione
Italia
Genere
drammatico
Durata
90'
Distribuzione
Mikado
Uscita
29-02-2008
Giudizio
Media

La vita di Antonio Perrone (Claudio Santamaria, in un altro ruolo da malavitoso) è stata intensa e senza limiti. Tutto comincia nel 1977, quando il giovane di buona famiglia pugliese decide di guadagnare bene senza faticare: inizia a spacciare eroina. Il ragazzo ama i soldi facili, il potere, la droga e la fidanzata nonché futura moglie Daniela (Valentina Cervi, mai entrata nella parte).
Il giovane di ricca famiglia del sud Italia nell’arco di un anno, tra il 1982 e il 1983, diventa un piccolo boss della mala salentina con un solido traffico di eroina, acquistata a Palermo e una bisca clandestina come appoggio logistico. Per avere maggiore rispetto dall’ambiente, fa uscire di prigione l’“asso di bastoni” (così vengono chiamati i boss) Gianfranco (Daniele Pilli), che uccide senza troppi scrupoli. I soldi aumentano, ma anche i rischi. È il caso di unirsi ad un padrone o continuare a guadagnare da soli? A decidere per lui ci sarà il carcere: nel 1983 a Lecce accetta di entrare a far parte della Sacra Corona Unita, la così detta Quarta Mafia, che tenne per un decennio sotto scacco la Puglia. Diventare un affiliato lo condurrà alla prigione, secondo il regime carcerario del 41 bis.
Liberamente tratto dal romanzo autobiografico dello stesso Perrone Vista d’interni Manni Editori, il film inizia con la voce fuori campo del protagonista che scrive una lettera alla moglie. Sono quindici anni che vive lontano da tutto, nel carcere di massima sicurezza dell'Asinara, secondo il 41 bis. Il titolo Fine pena mai si riferisce proprio ai 49 anni di reclusione a cui è stato condannato e alla prolungata lontananza dalla moglie.
Girato tra il Salento e il carcere dell'Asinara, nell’intento dei due giovani documentaristi Davide Barletti e Lorenzo Conte, il film dovrebbe essere “il ritratto di un uomo e di una stagione della nostra storia recente”. La lenta e imprescindibile discesa all’inferno di Perrone nella realtà è storia privata e insieme storia nazionale. Purtroppo però alle intenzioni, non fa seguito una conferma sullo schermo. Il film non coinvolge: Santamaria non riesce a dare al suo viso la giusta sconsideratezza, mista alla voglia di primeggiare necessaria al ruolo. Si ha la sensazione che da un momento all’altro sbagli dialetto e torni ad essere il Dandi di Romanzo Criminale.
La Cervi, invece, offre per gran parte del film la stessa espressione, fissa e impaurita: cambia molti abiti e taglio di capelli, secondo la moda dell’epoca, ma non modifica la poca intensità espressiva. I componenti della Fluid Video Crew hanno studiato le caratteristiche di Martin Scorsese di Goodfellas e di Michele Placido in Romanzo Criminale, ma senza farle proprie, senza riuscire a renderle nuove perché personali. [valentina venturi]