La famiglia Savage
The Savages
Regia
Tamara Jenkins
Sceneggiatura
Tamara Jenkins
Fotografia
Mott Hupfel
Montaggio
Brian A. Kates
Scenografia
Jane Ann Stewart
Costumi
David Robinson
Musica
Stephen Trask
Interpreti
Laura Linney, Philip Seymour Hoffman, Philip Bosco, Peter Friedman, Gbenga Akinnagbe
Produzione
Ted Hope, Anne Carey, Erica Westheimer
Anno
2007
Nazione
USA
Genere
commedia
Durata
113'
Distribuzione
20th Century Fox
Uscita
25-01-2008
Giudizio
Media

John Savage (Philip Seymour Hoffman) e Wendy Savage (Laura Linney, candidata agli Oscar 2008 come migliore attrice) sono fratello e sorella. Uno vive a Buffalo e fa il professore in un college, l’altra abita a New York, è impiegata ma sogna di diventare autrice teatrale.
Da tempo vivono lontani e si sentono raramente, ognuno con i suoi problemi quotidiani. Una sera Wendy trova sulla segreteria un messaggio: il padre (Philip Bosco), che vive a Sun City con la sua compagna in una casa di cura, ha scritto sul muro del bagno un insulto, usando le sue feci. Devono andare da lui e ricoverato in ospedale per demenza senile. Ad aggravare la situazione c’è la morte della sua compagna, nonché padrona di casa. Da questo momento per i due consanguinei iniziano il percorso verso la ricerca di una casa di cura comoda ed economica, la riscoperta l’uno dell’altra e la maturità, raggiunta anche tramite quel padre che non amano e che li ha cresciuti senza affetto.
Il tema della vecchiaia, della malattia e della maturità non è nuovo, ma il modo come Tamara Jenkins (candidata nella cinquina 2008 per la migliore scenegiatura) l’ha trattato è drammatico, duro e ironico nello stesso tempo. La regista-sceneggiatrice racconta: “Era qualcosa che stava avvenendo ovunque intorno a me e, sulle prime, ho avuto paura di scrivere di questo tema. È un argomento che intimidisce ma, in ultima analisi, penso che La famiglia Savage sia una storia che non solo affronta il problema della morte, ma si focalizza anche sull’importanza di cogliere la propria vita, anche nelle sfaccettature più tenui”.
La genesi del film è articolata. La Jenkins comincia a parlare dell’argomento a New York, in una Spoken Word Performance nel locale “The Moth”. Durante il monologo racconta le sue esperienze personali, le notevoli difficoltà incontrate con il padre, malato di demenza, durante un volo in aereo. Il successo del reading fu tale, da spingerla a scrivere la sceneggiatura della famiglia Savage, riferendosi anche alla favola di Hansel e Gretel. “In fondo – precisa la regista di L'altra faccia di Beverly Hills -, è la storia di due bambini che per la prima volta si confrontano con la mortalità. Wendy e John sono un fratello e una sorella costretti a compiere un viaggio nel mondo surreale della vecchiaia al quale non sono sicuri di poter sopravvivere”.
Girata in trenta giorni tra New York, Buffalo e l’Arizona, la pellicola è stata presentata al Sundance Film Festival e scelta dal direttore artistico Nanni Moretti per inaugurare l’ultima edizione del Torino Film Festival.
La senilità è presentata senza edulcorante: in modo onesto, inframmezzando la desolazione con l’ironia. Se da una parte John ha una visione brutale e realistica della vita – quando si trovano nel parcheggio di una casa di cura riesce ad esprimere perfettamente la condizione in cui si trovano –, dall’altra Wendy cerca il modo per far trascorrere gli ultimi giorni di vita del padre in modo decente. E nulla la può fermare: se ha comprato un cuscino rosso per farlo stare più comodo, è in grado di strapparlo con violenza dalle mani di un’altra ospite nella clinica… La vita è stressante? Basta prendere un antidepressivo rubato dall’armadietto della morta e sorriderà di nuovo.
I fratelli Savage cresceranno grazie a questa esperienza. All’inizio sono due perdenti: uno frustrato sul lavoro e abbandonato dalla partner perché incapace di lasciarsi andare; l’altra non riesce a chiudere la storia con un uomo sposato e tenta di diventare una drammaturga chiedendo borse di studio a istituzioni improbabili. La pellicola si conclude in un teatro. Momento coinvolgente, che spiega il senso di molte affermazioni fatte durante il film, senza alcuna retorica. La famiglia Savage è un film tragico, comico, romantico, intenso film da non lasciarsi sfuggire. [valentina venturi]