Fame - Saranno Famosi
Fame
Regia
Kevin Tancharoen
Sceneggiatura
Allison Burnett
Fotografia
Scott Kevin
Montaggio
Myron Kerstein
Scenografia
Paul Eads
Costumi
Dayna Pink
Musica
Mark Isham
Interpreti
Debbie Allen, Naturi Naughton, Asher Book, Kay Panabaker, Kherington Payne, Collins Pennié, Walter Perez, Charles Dutton, Kelsey Grammer, Bebe Neuwirth, Paul McGill,
Anna Maria Perez De Tagle, Paul Iacono, Kristy Flores
Produzione
Metro-Goldwyn-Mayer Pictures, Lakeshore Entertainment e United Artists
Anno
2009
Nazione
USA
Genere
musicale
Durata
106'
Distribuzione
Key Films
Uscita
09-10-2009
Giudizio
Media

“ Voi fate sogni ambiziosi: successo, fama… ma queste cose costano.
Ed è esattamente qui che si comincia a pagare. Con il sudore.”
(Lydia Grant - FAME)

Negli anni settanta, Milos Forman concludeva in bellezza il decennio di “Fate l’amore non fate la guerra” con Hair (‘79). Ora Alan Parker era pronto ad annunciare una nuova era. Quello che già conosciamo come Fame (in Italia Saranno Famosi) è un film musicale del 1980, ideato e prodotto da David De Silva, diretto da Alan Parker e scritto da Christopher Gore. Release USA il 25 agosto 1980, l’uscita italiana risale invece al 16 maggio 1982, anni in cui deflagra la Musica Pop e che segnano l’inizio della grande produzione italiana di musica Dance.
A quei tempi nel nostro Paese l’impegno politico perdeva posizione rispetto alla scoperta dell’individuo, alla rinascita del gusto estetico, all’ostentazione delle proprie ricchezze, al successo professionale e ad uno stile di vita più gaudente. È l’era degli Yuppie. Fame la pellicola rivoluzionaria del genere Musical fa eco a Madonna a Boy Gorge a Michael Jackson a Prince e per i nostrani a Heather Parisi e Lorella Cuccarini.
Sono protagoniste del film le chiome leonine, musiche innovative, balli sfrenati, acrobatici e passionali, ugole straordinarie, sentimenti che diventano immagine e che trasudano dalle pareti della School of Performing Arts. Con i presupposti dell’epoca si scatena una febbre a 40 per il genere; doveroso citare Flashdance che trionfò ai primi posti della classifica per moltissime settimane e Staying Alive. Intanto Fame verrà riproposto prima come serie TV fortunatissima (136 puntante di ritmo e sudore), poi un musical andato in scena al West End di Londra per dieci anni, fino all’eredità odierna: i Reality o meglio i Talent Show e il remake cinematografico di Kevin Tancharoen.
Ma mentre l’originale era diretto da un regista che aveva ricevuto due nomination per Fuga di Mezzanotte e che nel 1982 - quando Fame sbarcò in Italia - si riconfermerà con The Wall, Tancharoen è un esordiente regista che come carriera vanta le coreografie di Britney Spears, Jessica Simpson e Madonna e la regia di Dancelife, reality show firmato Jennifer Lopez.
La frase più famosa del film di Parker è emblematica per lo spirito dell’epoca:"Voi fate sogni ambiziosi: successo fama ma queste cose costano ed è esattamente qui che si comincia a pagare: con il sudore."
E allora cosa c’entra tutto questo con i nostri tempi? In cui gli yuppie oramai 50enni si trovano ancora a pagare?
E’ sicuramente il ritmo incalzante della vecchia colonna sonora vincitrice dell’Oscar, rivisitata in chiave moderna e la riproposta contemporanea di I’m gonna live for ever, Oscar anche per lei, ed è il cameo Debbie Allen che in questa nuova versione interpreta la preside Angela Simms mentre nell’originale era la professoressa Lydia Grant, che rievocano la vecchia pellicola gettando le basi per un successo ancora da aggiudicarsi.
Ma gli attori scelti da Tanchearoen sono volti da sitcom, giovanissimi esordienti ballerini che hanno nelle gambe il ritmo pop, rap e della musica africana e probabilmente se questa sera accendessimo la tv li troveremmo li, in uno spettacolo tutto per loro o come ospiti di qualche talk show, all’inseguimento di successo e fama da interpretare, come le musiche, anche loro in chiave moderna. Diretti da una regia piuttosto televisiva e da un’ immagine che ricalca il reality sono pertanto i protagonisti di una pellicola che risulta meno realistica e più di intrattenimento.
Non è un film di fantascienza o un thriller (Vanilla sky contro Apri gli occhi o Il pianeta delle scimmie del 1968 e quello del 2001) che acquistano il vantaggio degli effetti speciali e che hanno una storia facilmente replicabile, quelle sono pellicole che non tradiranno mai nessun concetto epocale. Fame fu invece un film che andò dritto al cuore perché faceva leva sulla sensibilità dell’individuo protagonista irripetibile di quegli anni, insegnando il concetto della fatica e della tenacia. Era un grido diretto ai giovani sognatori, ed un sogno non ammette falsi, soprattutto in un tempo in cui i sogni e il successo sono messi a tacere.
L’odierna trasposizione cinematografica del fenomeno Talent Show che caratterizza la nostra era, sarà probabilmente acclamato dallo stesso genere di pubblico televisivo e piuttosto giovane, mentre gli yuppie nostalgici, probabilmente, continueranno a guardarsi l’originale per riassaporare con dolce malinconia quegli anni in cui tutto era davvero possibile. [silvia langiano]

NOTE DI PRODUZIONE “Baby, remember my name”
Revival dell’originale film vincitore di due premi Oscar, con l’aggiunta di musica nuova e balletti esplosivi, Fame segue le vicende di un gruppo di talentuosi ballerini, cantanti, attori e artisti durante i quattro anni trascorsi alla New York City High School of Perfoming Arts, una scuola straordinaria, fucina di creatività dove gli studenti di ogni provenienza hanno la possibilità di realizzare i loro sogni e raggiungere una reale e durevole fama. Una cosa che si conquista solo con il talento, la dedizione e un duro lavoro.
In un’atmosfera di straordinaria competitività, la passione di ogni studente sarà messa a dura prova. Mentre i ragazzi lottano per ottenere il proprio “momento di gloria”, guidati dai migliori e più inflessibili insegnanti, scopriranno chi tra loro ha la vera stoffa e la dedizione necessaria per avere il successo. Con l’affetto e il supporto degli amici, capiranno chi solo tra loro possiede ciò che serve per diventare famosi…
Fame è stato prodotto dalla Metro-Goldwyn-Mayer Pictures, dalla Lakeshore Entertainment, e dalla United Artists; è diretto da Kevin Tancharoen, sceneggiato da Allison Burnett e basato sulla sceneggiatura di Fame scritta da Cristopher Gore.
Nel cast i giovani Asher Book, Kristy Flores, Paul Iacono, Paul McGill, Naturi Naughton, Kay Panabaker, Kherington Payne, Collins Pennié, Walter Perez, e Anna Maria Perez de Tagle.
Partecipa al film Debbie Allen, membro del cast della serie originale Fame, che interpreta la preside della scuola Angela Simm; il resto degli insegnanti sono interpretati da Charles S. Dutton, Kelsey Grammer, Megan Mullally e Bebe Neuwirth.
Fame è stato prodotto da Tom Rosenberg, Gary Lucchesi, Richard Wright e Mark Canton; i produttori esecutivi sono Eric Reid, David Kern, Beth DePatie, e Harley Tannebaum.
La squadra del dietro le quinte è formata tra gli altri dal direttore della fotografia Scott Kevan, dallo scenografo Paul Eads, dal montatore Myron Kerstein, dalla costumista Dayna Pink, dalla coreografa Marguerite Derricks e dal compositore delle musiche, Mark Isham.

LA RINASCITA DI FAME “I’m gonna live for ever”
Il revival di Fame trae ispirazione dal film di Alan Parker del 1980, nominato a sei Academy Awards e vincitore dell’Oscar per la migliore colonna sonora e per la migliore canzone.
Con la sua immagine indelebile degli studenti che ballano sopra un taxi e con l’interpretazione della canzone cantata da Irene Cara, il cui motivo ha risuonato nelle orecchie di tutto il mondo, Fame è diventata un’acclamata hit e il film un’esperienza che le persone portano ancora nel cuore.
Con una ricca pletora di devotissimi fan, il film ha fatto vibrare le corde più sensibili del pubblico e nel giro dei successivi vent’anni è diventato quasi un’attività industriale, dalla quale è nata la popolare serie televisiva e vive tuttora nei DVD, nei musical di Broadway, nei tour mondiali e nei reality televisivi come American Idol o So You Think You Can Dance che sono diventate le principali hit della televisione.
Ora, dopo quasi trent’anni, una nuova generazione indossa scarpe da tip tap, si siede al piano e afferra il microfono per mostrare le proprie capacità.
L’appeal del marchio Fame è sempre stato vivo nella mente dei ragazzi di talento che inseguono inesorabilmente i propri sogni di successo attraverso il duro lavoro. Come nel film, questi ragazzi “pagano con il sudore le loro ambizioni”.
Nel mondo dei reality televisivi e della celebrità istantanea, con una generazione abituata alla “trasmissione” della propria vita sul web tramite siti come YouTube, Fame, contrariamente alla teoria dei “15 minuti” di Andy Warhol, ha diffuso la concezione di una fama reale e duratura, di carriere e successo costruiti sul possesso di un talento innato, diligentemente coltivato da una rigida disciplina e da una pratica continua.
“Sono sempre stato un fan del film originale, anche se la concezione di fama è cambiata drammaticamente negli ultimi 25 anni.” - afferma il produttore Tom Rosenberg - “Il nostro intento era quello di seguire ogni personaggio durante i quattro anni di frequenza alla High School Performing Arts. Ma non volevano imitare pedissequamente il film originale; volevamo che i personaggi fossero nuovi e moderni. Quando Alan Parker ha fatto il primo film il tipo di fama era probabilmente più legato al talento di quanto non lo sia oggi, e infatti lì era viva la percezione che solo la dedizione completa e il duro lavoro conducono al successo. Questo è ancora vero, ma oggi l’idea che si possa diventare una celebrità senza avere talento è piuttosto diffusa. Chiunque abbia una pagina personale o faccia parte di un social network – continua - diventa immediatamente “famoso”, e chiunque abbia una telecamera in mano è un
potenziale regista. Quindi, come nel film originale, l’idea centrale è quella di mostrare come solo dalla costanza e dal talento possa nascere un vero artista”.
Per reinventare il marchio e portare una ventata di modernità ed energia al film, i produttori hanno scelto per la regia un giovane poliedrico, Kevin Tancharoen che, proprio come i personaggi del film, ha dovuto fare un’audizione per ottenere il ruolo!
“Era un venerdì pomeriggio – racconta il produttore Gary Lucchesi – “e avevamo incontrato 30 o 40 registi, ma nessuno ci aveva realmente convinto. Kevin si è seduto e ha iniziato a parlare del suo lavoro. E’ stato ballerino, poi è diventato coreografo. A soli 19 anni ha realizzato le coreografie del tour mondiale di Britney Spears, cosa che ha dell’incredibile. Il suo lavoro di coreografo comprende anche importantissimi show con gli N’ Sync e con Madonna. Abbiamo inoltre parlato anche del lavoro che ha svolto per Jennifer Lopez che ha diretto in Dancelife, e di quello con le Pussycat Dolls. Kevin è di Los Angeles ed è cresciuto in mezzo all’atmosfera del business cinematografico, senza far parte però dell’elite privilegiata, cosa che ho trovato irresistibile”.
Lucchesi gli ha allora chiesto di mandargli tutto quello che aveva diretto fino a quel momento.
Il giorno dopo Tancharoen è tornato con un grande involucro. “Siamo rimasti molto impressionati non solo dalle coreografie” – aggiunge – “ma anche dal modo in cui aveva girato i balletti e le scene drammatiche. Ho mostrato il lavoro di Kevin anche a Tom e alla fine eravamo tutti d’accordo nel ritenere che fosse proprio lui il regista che stavamo cercando.
Nonostante Fame fosse il primo film di un regista ventiquattrenne, il suo background, un misto di musica, danza, cultura pop, era la perfetta miscela di esperienza adatta a realizzare un film come Fame”.
“Prima di essere un coreografo, ero un ballerino con il numero cucito sul petto che aspettava di essere scelto.” - dice Tancharoen - “Ero un bambino molto energico, e mia sorella era membro di un gruppo musicale che si chiamava “Pretty in Pink”. Io volevo andare con lei a fare le prove dopo la scuola – con tutta quell’energia soffocata dovevo fare per forza qualcosa! Mia madre mi ha allora iscritto ad una scuola di danza e di arti marziali e mi è piaciuto veramente tanto!”.
“Tutto questo” – continua – “aggiunto a qualche lavoro professionale che avevo fatto e alla mia passione per la musica, mi ha portato a comprare l’attrezzatura necessaria e ho iniziato a produrre canzoni. E poi ho sempre adorato il cinema; mio padre era il responsabile trasporti delle attrezzature necessarie per i film e io lo andavo a trovare molto spesso sul set.
L’esperienza più bella per me è stata sul set di Batman Returns; ricordo che sono stato sul set insonorizzato mentre facevano la neve e c’erano Arnold Schwarzenegger che fumava il sigaro, il Pinguino, Batman e Catwoman…”.
Tancharoen era d’accordo sul fatto che ciò che il pubblico si aspetta oggi da un film completo di danza, musica e scene drammatiche sia cambiato rispetto al Fame originale.
“Con History of the Dance, il reality tv di intrattenimento e di competizione sulla musica e la danza, e cose simili sul web, con dei film come Save the Last Dance e Step up, ogni genere di perfomance musicale e coreografica è diventata una forma comune di intrattenimento. Ora l’ago della bilancia si è alzato, dobbiamo confrontarci con un pubblico più esperto”
“Il Fame originale” – continua - “ha rappresentato una grande novità. Ha mostrato com’è essere un giovane aspirante artista messo di fronte alla realtà di non vedere il proprio successo assicurato. Quello che abbiamo cercato di fare è stato catturare il cuore di questa idea e sposarla con nuovi stili di danza e canto. Non si tratta solo di danza e musica, ma della storia della danza e della musica”.
Per raccontare la competizione di questi giovani artisti, Tancharoen ha voluto unire nuovi talenti che per alcuni aspetti avessero nella vita affinità caratteriali con i personaggi che dovevano interpretare. I giovani artisti del film hanno vissuto, grossomodo, quello che rappresentano sullo schermo, con l’ effetto di ottenere una recitazione molto naturale.