Espiazione
Atonement
Regia
Joe Wright
Sceneggiatura
Christopher Hampton
Fotografia
Seamus McGarvey
Montaggio
Paul Tothill
Scenografia
Ian Bailie
Costumi
Jacqueline Durran
Musica
Dario Marianelli
Interpreti
James McAvoy, Keira Knightley, Romola Garai, Saoirse Ronan, Vanessa Redgrave, Brenda Blethyn
Produzione
Working Title Films
Anno
2007
Nazione
UK, USA
Genere
drammatico
Durata
124'
Distribuzione
Universal Pictures
Uscita
21-09-2007
Giudizio
Media

Una calda giornata d’estate del 1935 in una villa aristocratica nella campagna inglese. Gli echi della guerra imminente di Hitler nel continente giungono tra discorsi oziosi e rilassati. La guerra come opportunità economica, un modo come un altro per far soldi. Hitler e i suoi progetti sono affari che si discutono nei parlamenti, dove si specula sulle vite umane. Hitler e la guerra non sono la catastrofe, sono noiose notizie che riguardano Londra e le alte sfere. Briony è una ragazzina di tredici anni, dall’immaginazione fertile, chiusa in se stessa, una creatività a getto continuo che la porta a confondere la realtà con la fantasia, la verità con la bugia, il bene con il male. Ma nessuno se ne preoccupa. La coccolano e la soffocano di attenzioni, come si fa con un parente un po’ sciocco, che non vive con i piedi per terra. Gli adulti si sentono in colpa e le permettono di giocare con le parole e con la scrittura.
Giorno di rappresentazione nella villa. Briony ha appena finito la stesura di una sua commedia ingenua e romantica sul tema dell’amore ideale. L’allestimento è in onore del fratello di ritorno da Londra in compagnia di un suo amico che ha ottenuto una commessa milionaria per l’esercito di barrette di cioccolato in vista di una guerra auspicabile in Europa. Briony è segretamente innamorata del fratello e la sorella Cecilia più grande ed eccentrica che ha il volto inquieto e spigoloso di Keira Knightley, musa di Joe Wright fin da
Orgoglio e Pregiudizio, si spinge con qualche battuta di troppo verso Robbie Turner il figlio della governante. Briony diventa testimone della loro passione, ne rimane turbata e mette in moto un meccanismo di colpe e accuse che prima infangheranno e poi distruggeranno il giovane amante e l’intera famiglia.
Alla seconda prova di respiro internazionale Joe Wright dopo
Orgoglio e Pregiudizio si conferma regista talentuoso per il grande pubblico. L’adattamento dal romanzo di McEwan, ha un grande merito e lo si deve alla penna di Cristopher Hampton drammaturgo di razza, vincitore tra l’altro dell’oscar per Le relazioni pericolose e autore di altre trasposizioni cinematografiche come Il console onorario e Un americano tranquillo (non la versione di John Ford, ma quella più recente di Philip Noyce). Hampton sa come leggere un romanzo, indovinarne le potenzialità, compattare gli innumerevoli episodi per darne ancora più forza. Hampton taglia dove c’è da tagliare perchè sa dove vuole arrivare. In un film maestoso e “largo” come questo è necessario capire le finalità profonde, trasmettere il tema principale e non distrarsi dai sottotemi che rischiano di fagocitare l’unità narrativa ed emotiva. La costruzione di McEwan è indubbiamente originale.
Diviso in tre parti non uguali, il racconto si dipana lungo un arco di tempo esteso che coinvolge più sottotrame e numerosi personaggi. La prima parte è la cronaca minuziosa e dettagliatissima di una giornata che deciderà il destino dei protagonisti. Una tensione continua che non lascia respirare per oltre un’ora, in attesa di un evento catastrofico che culminerà con un trauma dal forte impatto emotivo. Costruita secondo lo schema del sassolino nello stagno, per cui da un piccolo equivoco se ne scatenano altri di sempre maggiore intensità fino alla deflagrazione del climax, la prima parte di Espiazione
è un manuale di regia, montaggio, recitazione e sceneggiatura. Non c’è nemmeno un’inquadratura in più, tutto è necessario e inchioda lo spettatore provocandogli una serie di riflessioni sulla moralità e sull’etica dei rapporti umani come non se ne vedeva da tanto tempo al cinema. Dopo una prima parte cos“ potente, il film inevitabilmente cala. Cala di tensione e di qualità. I protagonisti invecchiano, cambiano e con essi anche l’incanto che ne aveva determinato il fascino. Collocare un climax a metà film è una scommessa azzardata. Ne comporta che sappiamo tutto quello che c’è da sapere dei personaggi. Il loro arco narrativo è completato. Qualsiasi cosa essi facciano non ci dirà più nulla della loro personalità e del loro carattere. La seconda parte è lo sbando più totale. I personaggi fluttuano senza una vera direzione e precipitano e si avvitano nelle loro colpe. Tutto ciò è voluto e reso benissimo. Lo sfondo è la guerra. Dal microcosmo di una famiglia aristocratica al macrocosmo dei destini di interi popoli. Il piano sequenza apocalittico e allucinato sulla spiaggia di Dunquerque in cui l’esercito inglese aspetta la marina per tornare a casa è la rappresentazione cinematografica migliore per tradurre lo sbando in cui si muovono i personaggi.
Espiazione è un tentativo abbastanza riuscito di coniugare il cinema hollywoodiano dai grandi incassi con l’alta letteratura. Ne sconta i difetti di una tale operazione in un epilogo farraginoso, sprecando tutto ciò che di buono aveva lasciato intendere nella prima parte. [matteo cafiero]

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