L'educazione fisica delle fanciulle
The Fine Art of Love - Mine Ha-ha
Regia
John Irvin
Sceneggiatura
Alberto Lattuada,
Ottavio Jemma
Fotografia
Fabio Zamarion
Montaggio
Roberto Perpignani
Musica
Paul Grabowsky
Interpreti
Jacqueline Bisset, Enrico Lo Verso, Galatea Ranzi, Tomás Hanák, Eva Grimaldi, Silvia De Santis, Urbano Barberini
Anno
2004
Durata
107'
Nazione
Italia/UK/Rep. Ceca
Genere
drammatico
Distribuzione
01 Distribution
Turingia, Germania. Inizi del ‘900. Un lussuoso collegio ospita giovani fanciulle dedite alla danza, alla musica e al bon ton sotto la guida di istitutrici rigide e severe. Le regole per diventare una etoile sono molto dure, tanto lavoro, tanto sacrificio, tanta disciplina. E’ severamente vietato ogni contatto con l’esterno. Ma cosa si cela dietro la vita apparentemente regolare di questo corpo di ballo?
Basato su una sceneggiatura, l'ultima, che Alberto Lattuada aveva scritto a quattro mani insieme a Ottavio Jemma e tratto dal libro dell'autore tedesco Frank Wedekind "Mine-Haha or Physical Education of Young Girls" (1975, pubblicato in Italia da Adelphi con il titolo "Mine-Haha ovvero Dell'educazione fisica delle fanciulle") che già ispirò Suspiria di Dario Argento, L’educazione fisica delle ragazze è un ibrido a metà tra la favola nera con brusche sterzate al genere horror e il dramma sociale in costume.
Ricorda per certi versi Magdalene senza possederne la cruda forza destabilizzante e per altri Picnic ad Hanging Rock senza rendere quell’amaro senso di impotenza e straniamento di fronte alle forze della natura. Qui la negatività è essenzialmente umana (la direttrice, le istitutrici, i medici, il principe) e non c’è niente di riferibile alle forze della natura come nel capolavoro di Weir. La verità implica la morte. Chi ne viene a conoscenza non può sopravvivere. Tutto deve essere occultato. Nessuno deve sapere. Ne va del destino della scuola. Le dure regole del collegio servono per creare un etoile, perfetta non per il palcoscenico ma per la camera da letto del principe. Una sorta di iniziazione alla vita della donna, comunque serva dell’uomo in tutto e per tutto. In questo forse emerge l’ambizione di una protesta sociale. Una metafora della figura della donna che nonostante tutte le rivendicazioni femministe è ancora costretta a vivere ai margini e a conformarsi alle fantasie maschili.
Prodotto dalla Titania di Ida Di Benedetto, un datatissimo melodrammone a fosche tinte che risente della scarna sceneggiatura di Lattuada che si confa davvero poco alla lingua inglese e della forzata (si spera) presenza di un cast italiano imbarazzante (la Grimaldi e Lo Verso sono doppiati in inglese!). “Mine Ha-ha” significa “Acqua ridente” ed è il nome che una delle fanciulle dà ad una cascata meta delle loro gite.
[marco catola]