Regia
Barry Levinson
Sceneggiatura
Michael Wallach
Fotografia
Josh Nussbaum
Montaggio
Aaron Yanes
Scenografia
Lee Bonner
Costumi
Hemmie Holmes
Musica
 
Interpreti
Kristen Connolly, Anthony Reynolds, Kether Donohue, Michael Beasley, Christopher Denham, Andy Sthal
Produzione
Hydraulx, Automatic Entertainment
Distribuzione
M2 Picture
Uscita
06/06/2013
Nazione
USA
Genere | Durata
horror | 84'
Una serie di notiziari che riportano tutti la stessa cosa: milioni di pesci morti in tutto il mondo e uccelli che cadono dal cielo. Increduli gli scienziati, omertosi i media ed il governo.
E’ il 4 Luglio del 2009 e gli abitanti di Claridge come tutti gli Americani, si preparano per festeggiare il giorno dell’Indipendenza. Qui ci sarà per la 57 esima volta la gara di “mangia più granchi che puoi”, tutti pescati nella baia, mentre i bambini parteciperanno alla gara di corsa all’indietro. A Claridge il turismo è legato all’acqua e i maggiori introiti dipendono da questo.
Le immagini che vedremo sono tutte le informazioni digitali confiscate e raccolte dopo tre anni, in un documentario di denuncia. In collegamento Skype la donna che ha raccolto questi filmati e che ci racconterà passo passo tutti i fatti che quel giorno sconvolsero la città di Claridge. Ovviamente davanti a una ricorrenza del genere e ai fatti che ne seguirono, non si può rinunciare alla presenza del sindaco, corrotto ma pronto a rassicurare tutti con la voce del microfono. La paura arriva dall’acqua e a differenza del sindaco che ebbe a che fare con Lo Squalo di Spielberg degli anni 70, questo troverà la causa dei suoi guai nel letame di pollo.

Il film è un falso documentario girato con la tecnica della ripresa della telecamera amatoriale, che ha questa volta il pregio di non traballare troppo. Un escamotage adottato per camuffare i film a bassissimo budget e che ormai è diventato una vera mania a cui si prestano film horror e quelli ad alta tensione e in cui l’unico punto di vista che abbiamo fa in modo di aumentare l’idea del rischio e la suspance. Ma non sempre riesce. Proprio per l’abuso che se ne fa, spesso si sottovalutano elementi fondamentali, come per esempio i limiti alla storia che la macchina a mano pone.

The Bay ne è la prova schiacciante. Fuori dalla narrazione convenzionale, il film racconta un disastro ecologico descritto solo per immagini, pronte naturalmente a catturare i momenti peggiori di morte e di panico, unico obiettivo del film che apre bene con una necessità di attenzione da parte dello spettatore, attenzione che però andrà via via scemando. Un montaggio di sequenze girate da più persone e per questo i protagonisti della storia sono tutto il paese, senza personaggi ai quali fare riferimento e che rischiano di farci disperdere tra la folla.
La regia di Barry Levinson (premio Oscar per Rain Man e autore di pellicole cult tra le quali Good Morning Vietnam) seppure sia decisamente migliore di quella messa in campo da molti suoi colleghi che prima di lui si sono avvicinati a questo genere, adotta un sistema che risulta in questo caso fuori luogo e che non permette mai un vero decollo della storia. Anche se il pubblico di clip turbanti da cliccare su Youtube è vastissimo, per il frequentatore della grande sala questo film è davvero un limite al divertimento.
[silvia langiano]