anno 1
numero 2
settembre 2004

Trashet Boulevard

[jacopo angiolini]

Il cinema trash la più grossa fonte di risate della produzione Anni Settanta nel cinema italiano. Una galleria lunga come la storia degli audiovisivi dai fratelli Lumiere in poi; volendo a suon di titoli trash si potrebbe scrivere una storia parallela del cinema.
Il cinefilo è razza strana, ama quasi tutto quello che viene mandato in una sala cinematografica
, lo ama nel senso che all'inizio non ha pregiudizi, per curiosità si

concede di vedere qualsiasi cosa prima di catalogarla, anche negativamente. Dopo questo sano esercizio della mente il Nostro corre il rischio di diventare un po' troppo sofisticato e comincia a classificare. La classifica è buona se non si fa fregare dall'eccesso di autostima del proprio gusto… quando questo accade inizia la tragedia della 'ghettizzazione'. Ma il cinema non viene fatto solo per i cinefili. La Settima Arte è l'architettura del mito moderno, ha la capacità di renderci per due ore protagonisti di storie fantastiche, distraendoci. La spiegazione del successo del cinema trash è tutta qui. Gli Anni Settanta in Italia hanno regalato delle autentiche perle di questo genere trasversale, ma la cosa importante non è quanto siano realizzate male certe pellicole o quanta poca sia la sostanza intellettuale di cui sono fatte, ma la ragione che porta a produrre queste pellicole. Senza ipocrisia: il merlo maschio, portato al successo da Lando Buzzanca, non nasce dall'ignoranza del regista o dell'attore
(che non esiste, perché Buzzanca è bravo), ma da quei produttori, registi e attori che riconoscevano un certo tipo di gusto nel pubblico. Certi personaggi hanno pagato a duro prezzo l’aver partecipato alla realizzazione di pellicole trash: un nome su tutti, Mario Bava, sottovalutato in vita quanto rivalutato ed apprezzato postumo. Segue il caso di Renzo Montagnani, confinato nel ghetto dei film a bassissimo costo per pure ragioni economiche - pagamento delle spese mediche del figlio malato -, ritrovò lustro solo con Monicelli che gli affidò la parte del Necchi in Amici miei - Atto secondo. Ma se il cinema rispecchia la società in cui nasce, riguardo agli Anni Settanta viene da pensare a due cose: che ci doveva essere una tensione nell'aria altissima a causa della politica; che proprio in conseguenza di questo dovesse nascere una 'zona franca' dove la gente potesse rilassarsi e non pensare a niente: il 'Trashet Boulevard'. Poco tempo fa Diego Abatantuono ha dichiarato come i suoi film Anni Ottanta facessero parte di quella tradizione della commedia all’italiana distrutta da un certo intellettualismo, lontano dai film pecorecci con le varie 'soldatesse', e che fare film comici è sempre una scelta difficile. Sebbene non abbia torto, anche lui cade nella trappola di sottovalutare le 'soldatesse' e le 'studentesse'. Un errore non ripetuto da un certo Quentin Tarantino, che affetto da una spudorata passione per i B-Movie, li ha visti, studiati, capiti, per farne in seguito grande cinema. Questo si chiama non avere pregiudizi! Il pregiudizio è il miglior amico della banalità ed il peggior nemico dell'arte, di qualsiasi genere, cinema compreso. Osservare che un film è ignobile, è un discorso; fare di tutta l'erba un fascio è un altro mazzo di carte. In ogni caso l'amico 'film inguardabile' ha avuto successo, è stato replicato in tv, su Internet girano frammenti audio e video di film oramai stracult.
Quando imbuchiamo il 'trashet boulevard' e ne diciamo, a ragione o a torto, peste e corna ci dovremmo ricordare sempre due cose: che se non ci fossero stati quei film, ci mancherebbe una parte della storia del cinema; che parlandone, ammettiamo di averli visti e che ci sono segretamente piaciuti... o no?