anno 1
numero 3
novembre 2004

L’America vista attraverso gli occhi di Spike Lee

[maurizio milo]

Abbiamo incontrato durante la presentazione veneziana di ‘She hate me’ il grande regista afroamericano. Un'intervista militante su Bush, le coppie di fatto, gli scandali finanziari e altre amenità del più grande impero del mondo...

Provocatorio, litigioso, cattivo, ironico: questo è She hate me (in Italia Lei mi odia distribuito da Mikado). Uno Spike Lee Joint, come egli stesso ha soprannominato il proprio film. Un viaggio all'interno di una democrazia malata, ancora fortemente razzista e piena di incongruenze. Jack Armstrong, interpretato dal giovane Anthony Mackie, è un giovane afroamericano, vicepresidente di una azienda

farmaceutica, caduto in disgrazia per aver denunciato il suo presidente, reo di speculare su un farmaco anti-Aids. Per sopravvivere diventa un fecondatore naturale di giovani donne lesbiche, pronte a pagare diecimila verdoni a botta. Il business diviene sempre più redditizio ma il nostro stallone dovrà vedersela con una famiglia di mammasantissima, capitanata dall'ottimo John Turturro alle prese con un'esilarante parodia de Il Padrino, con un processo a suo carico e, soprattutto, col desiderio di metter su famiglia. Classico esempio di più film in uno. La polemica nasce fin dai titoli di testa dove viene sbandierata una (falsa) banconota da 3 dollari raffigurante il faccione sorridente di George W. Bush e il marchio Enron al posto della consueta scritta ‘In God we trust’.

Che fa Spike, provoca?
Beh, è quello che vorrei. Cito lo scandalo Enron, il cui amministratore era un uomo dell'entourage di Bush, ma in realtà voglio dire che è tutto il paese che ha bisogno di una riscoperta di altri valori che non siano il culto del denaro.

Parliamo di politica. Lei, come molti registi americani, ha preso una posizione decisa contro l'Amministrazione Bush.
Siamo in molti a non sopportare Bush e la sua politica ed è giusto che ognuno cerchi di fare ciò che può per orientare l'opinione pubblica. Non mi illudo di poter cambiare molto. Non sono Michael Moore e She Hate Me non è Fahrenheit 9/11. Allora mi è venuto in mente di prendere per i fondelli quel falso moralismo di cui Bush è paladino.
Il Presidente è falso e pericoloso e ci stà trascinando in una situazione tremenda. È importante ricordare inoltre, come Bush controlli una potenza come il canale Fox News e abbia in mano la mannaia della censura su buona parte dell'informazione. Credo che qui da voi accada più o meno la stessa cosa con il conflitto d'interesse di Berlusconi, ma non ne parlo troppo perché mi piacerebbe girare un film in Italia! (ride, N.d.R.). Per batterlo bisogna usare gli stessi strumenti, quei media a cui loro hanno un accesso privilegiato.

Parliamo del film e delle tematiche affrontate. John Armstrong è un eroe dei nostri giorni?

È un uomo di colore, laureato ad Harvard che si trova disoccupato e addirittura sotto processo perché ha scoperto un imbroglio e ha provato a sovvertire il sistema. Sono in pochi quelli che lo fanno. Uno di questi è il più volte citato Frank Wills. Questo è il nome del guardiano notturno che smascherò l'intrusione nel partito democratico del Watergate, cambiando il corso della storia politica degli ultimi trent'anni, ma morì in povertà e solitudine. John fa questa scelta e paga le conseguenze per aver fatto la cosa giusta. In questa ottica sì, John Armstrong è un eroe.

Perchè il film ha destato tanto scalpore nel mondo omosex?
La comunità lesbica che ha odiato questo film lo ha fatto perché ritiene assurdo ed altamente improbabile che le omosessuali possano ricorrere al metodo di inseminazione naturale in quanto prediligono quello artificiale. Questa polemica fa bene perché significa che non siamo in presenza di un gruppo monolitico ma c'è del dialogo all'interno.

Si fa anche largo uso di stereotipi: italiani mafiosi e stalloni di colore.
Mi sono divertito a giocare con i luoghi comuni: dalle lesbiche aggressive, alla bravura a letto dei neri fino ad arrivare al mafioso cui non va giù come vengono trattati gli italo-americani nei film salvo poi cimentarsi in una perfetta imitazione del padrino Brando.

Cosa ne pensa dei matrimoni gay?
Non vedo nessun problema. E trovo giusto che le coppie omosessuali possano adottare bambini in quanto un figlio ha bisogno di affetto e non credo che conti molto chi glielo offre.