anno 1
numero 3
novembre 2004

Le affinità elettive dei fratelli Taviani

[giulia marcucci]

Vittorio Taviani

La consegna del Pergamo d'oro è diventata una tradizione per la Regione Toscana. Quest'anno la città di Prato ha deciso di assegnare il premio ai Fratelli Taviani. È stato così possibile percorrere un breve viaggio nel cinema di questi due storici registi, grazie a Stefano Coppini, curatore dell'iniziativa, al Kiwanis Club Prato e soprattutto a Vittorio Taviani.

"Eravamo due ragazzini che avevano marinato la scuola, passeggiavamo nel centro di Pisa e passammo davanti ad un cinema nel quale proiettavano Paisà di Rossellini. Decidemmo di entrare, malgrado che il pubblico in uscita facesse affermazioni riguardo alla pesantezza del film. Questa visione ci rivelò verità profonde, ci colpì talmente da divenire il vero incentivo per iniziare la carriera di registi. 'Cinema o morte' diventò il nostro motto. Fummo determinati nell'interrompere gli studi in legge e quindi la tradizione di famiglia, poiché capimmo che senza il

cinema non avrebbero avuto senso i nostri giorni." Questi sono i chiari ricordi regalati da Vittorio riguardo a com'è iniziato il loro amore per l'arte cinematografica.
Nel 1954 i due fratelli danno vita al loro primo documentario grazie al sostegno del grande Zavattini. "Io, Paolo e Valentino Orsini pensammo di creare un documentario avente come soggetto San Miniato di Pisa, ma nacque in noi come la necessità di sentire un parere importante, in particolare quello di Zavattini, che poi si trasformò in un reale e basilare sostegno. Tutto iniziò con l'aiuto del Comune (di San Miniato appunto) che noleggiò per noi un'auto per raggiungere Roma, per conquistare il cinema. Arrivammo sotto casa di Zavattini, prima delle otto del mattino, suonammo e dicemmo di essere tre toscani con l'idea di fare un film. Zavattini ci accolse con quell'apertura e generosità che, a mio parere, contraddistingueva l'epoca. Nel suo salotto davanti ad un caffè, ci chiese di riassumere in tre, massimo cinque parole, la storia che volevamo raccontare. Per noi fu difficilissimo, ma il risultato fu positivo: Zavattini decise di sostenere la nostra idea e ci aiutò disinteressatamente. Ma il documentario in questione, dopo essere stato presentato al Ministero, fu bocciato per motivi di ordine pubblico, perché a quei tempi non si poteva porre accento negativo sul fascismo. Purtroppo l'intero lavoro, come noto, è andato perduto."
I Fratelli Taviani hanno offerto al pubblico delle scene che rimarranno impresse nella storia del cinema e non solo. Si pensi a La notte di San Lorenzo. Film che narra una storia centrale della loro stessa vita, un evento avvenuto a San Miniato, il 10 Agosto 1944, l'estate della liberazione, nella quale l'occupazione nazista lasciò una coda velenosa: l'eccidio nella Cattedrale di San Miniato. Nel film un contadino ha una grande idea per salvare molta gente: propone di non fidarsi dei tedeschi, ma di muoversi verso gli americani. Chi scelse di avventurarsi per i campi, si salvò, chi invece si lasciò proteggere dal Vescovo morì. Nella verità storica quel contadino citato era un borghese, un celebre avvocato di San Miniato padre di Paolo e Vittorio.
"Sicuramente questa pellicola ha segnato in modo particolare la nostra vita. Abitavamo a Roma, ma tornammo a San Miniato per incontrare chi aveva vissuto l'esperienza della guerra partigiana o chi aveva avuto parenti o amici coinvolti. Emerse che ognuno rievocava in maniera diversa questa fase storica, ma unico era il sentimento: 'quando tutto sembra perduto, tutto si può salvare se l'uomo non è solo'. Ciò è riferito alla forza dell'unione, che aveva vinto in quel contesto. Così giudicammo necessario girare un film sulla Resistenza, partendo dall'esperienza personale. La nostra urgenza era legata al fatto che, un po' come adesso, i giovani vivevano come a metà, non avevano certezze, speranze. In questa pellicola si eleva la consapevolezza su cosa l'uomo è in grado di fare raccogliendo le proprie forze e emerge che la vita vale la pena essere vissuta cercando il meglio. Volevamo che non fosse un lungometraggio di nostalgia, di rievocazione ma utile per quel momento, per i giovani, per riportare la forza, per sperare."
Nel cinema dei Taviani significative sono le immagini che ritraggono alberi, si pensi a La notte di San Lorenzo, a Padre Padrone, a Kaos, a Il sole anche di notte. L'albero come emblema del mondo contadino, ma in questo caso emblema della loro filmografia. Vittorio a questa osservazione ha risposto evidenziando quanto la terra toscana ha dato alla fantasia dell'uomo "perciò nei nostri film, ma prima ancora nelle nostre vite consultiamo la 'toscanità'. In generale, manifestiamo in gran parte della nostra cinematografia il vigoroso legame con la natura, la quale corrisponde alla radicata promessa con la cultura contadina e nei suoi punti più alti si riferisce al mistero dell'uomo. Probabilmente ciò è da connettere al fatto che, per il primo anno della nostra vita, Paolo ed io, siamo stati a balia da una famiglia di contadini, quindi non abbiamo bevuto del latte borghese. Questo potrebbe essere all'origine del nostro infinito rapporto con l'universo contadino."