Il paradiso degli orchi
Titolo originale
Au bonheur des ogres
Autore
Daniel Pennac
Anno
1985
Editore
Feltrinelli (2002)

“Sono in quello stato d’animo in cui mi ci vuole assolutamente la presenza di Stojil. Perchè Stojilkovitch le disillusioni le ha conosciute tutte. Tutte. Per prima cosa il Buon Dio, in cui credeva caschi il mondo, e che è scivolato nella sua anima insaponata, lasciandolo in balia dei venti della Storia. Poi l’eroismo della guerra, e la sua assurda simmetria. La santa obesità dei Compagni, in seguito, fatta la rivoluzione. E infine la rognosa solitudine dell’escluso. Tutto è andato in malora, nel corso della sua lunga vita. Cosa gli resta? Gli scacchi (il gioco), benché anche lì gli accada di perdere. E allora? L’umorismo, irriducibile espressione dell’etica.”

È molto difficile scrivere di un libro che si adora. Perchè è questo che capita, irrimediabilmente, con Daniel Pennac: o lo si odia, o lo si ama. E lo stesso capita con le sue storie, i suoi personaggi: si odia di istinto quello che odia lui, e si ama d’istinto quello che ama lui, e viceversa. È questo che succede nel leggere Il paradiso degli orchi, primo capitolo di un’intera serie dedicata alla famiglia Malaussène. Una famiglia molto particolare, in effetti, una famiglia dove la madre si fa vedere solo ogni tanto, di solito per far nascere un nuovo fratello o sorella, i padri sono “sparpagliati”, vivono in una ferramenta in disuso: uno di loro è astrologo, uno fotografa tutto quello che vede, uno disegna Babbi Natale molto particolari, un altro ha una parlantina inarrestabile. Per non parlare del cane di famiglia, Julius, che ha una sola caratteristica particolare, oltre la puzza: è epilettico. In mezzo a tutto questo troneggia un protagonista assoluto, narratore della storia in prima persona: Benjamin Malaussène, di professione capro espiatorio. Non si tratta ne di uno strano scherzo, ne di un soprannome, ne di una presa in giro fra colleghi. Il lavoro di Benjamin è davvero “farsi fare delle piazzate”, e sembra fatto proprio su misura per lui; peccato che la sua condizione di capro espiatorio inizi a manifestarsi anche nella vita vera. Nella prima avventura dedicata alla famiglia Malaussène, infatti, Benjamin lavora in un Grande Magazzino, ed è il periodo di Natale. Sembra tutto perfetto; c’è solo una cosa a rovinare l’atmosfera di festa. In questo caso, una serie di bombe che esplodono – apparentemente - senza una ragione precisa, senza un movente, ed ogni volta con metodica, sadica precisione, quando Benjamin è nei paraggi. Il libro narra la storia delle sue indagini, dall’inaspettato incontro con una bella giornalista d’assalto, ad un simpatico investigatore di polizia in procinto di andare in pensione. Tutto si svolge in una Parigi romantica e disincantata al tempo stesso, forzatamente allegra per il Natale, ma che in realtà ha ben poco da festeggiare. Il libro si legge senza problemi: è un piacere immergersi nei pensieri di Benjamin, seguirlo nelle sue indagini. Il libro, per i fanatici delle letture veloci, non è molto lungo, e nonostante ci sia un seguito (La fata carabina) non ha finale aperto. Consigliato.
Piccola curiosità il titolo dell'opera cita quello di un romanzo di Emile Zola:
Al paradiso delle signore, in originale Au bonheur des dames.
[daniela montella]

Daniel Pennac, pseudonimo di Daniel Pennacchioni, nasce a Casablanca (Marocco) nel 1944. Trascorre la sua infanzia in Africa, nel Sud-Est asiatico, in Europa e nella Francia Meridionale. Si laurea in lettere all’Università di Nizza ed insegna per ventotto anni, a partire dal 1970. Inizia l'attività di scrittore con un pamphlet contro l'esercito (Le service militaire au service de qui? del 1973). Nel 1985 comincia una serie di romanzi che girano attorno a Benjamin Malaussène, di professione capro espiatorio, alla sua inverosimile tribù, composta di fratellastri, sorelle veggenti, madre sempre innamorata e incinta, e ad un quartiere poco raccomandabile di Parigi, Belleville. Scopre il romanzo giallo leggendo Louis Berretti di Henderson D. Clark. In seguito a questa lettura scrive Au bonheur des ogres pubblicato nel 1985 in una prestigiosa collana di romanzi gialli. Nel 2005 è stato insignito della legion d'onore per le arti e la letteratura.