Oggi sperimentiamo la critica sincretica. Scriveremo di tre film contemporaneamente, interpretati dalla stessa attrice Jennifer Lawrence e diretti dallo stesso regista David O. Russell.
Il primo racconta la storia di una famiglia allargata. Siamo negli Stati Uniti. La madre è stata lasciata dal marito, la figlia si è sposata e subito divorziata. Litigi, follia, sofferenza, ma in qualche modo tutti continuano ad amarsi. Ritmo, dialoghi serrati e gran performances degli attori.
Il secondo è una pennellata d’autore sulle televisioni commerciali, quelle che ci ipnotizzano la sera dove si vendono, pentole, gioielli, elettrodomestici, quadri e tappeti. Sembra quasi una sceneggiatura scritta da Edgar Wallace: privo di retorica, un universo affascinante e repellente insieme.
Il terzo è il ritratto a lieto fine di una donna brillante, un’inventrice, che per imporre i suoi brevetti rivoluzionari deve lottare contro un mondo duro di ruffiani e speculatori. Un’operina retorica, sconclusionata, tutto sommato inutile interpretata da attori che quasi sembrano non crederci.
Tre film separati, racchiusi in un unico contenitore dal titolo “Joy”.
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