L’allenatore del Bayern Monaco Pep Guardiola in una conferenza stampa svoltasi prima del match di Coppa dei campioni contro il Benfica a un giornalista che gli chiedeva se, visto che il Benfica avrebbe giocato in difesa, pensava di utilizzare un attaccante in più rispondeva: «Ma tu quante volte hai visto giocare il Benfica? Tu non l’hai mai visto giocare evidentemente. Il Benfica non arretra ma difende alto».

Perché un giornalista che magari non ha mai giocato a pallone si vuole mettere a livello di uno dei più grandi allenatori del mondo? Perché chiunque può parlare di qualunque cosa? Perché chi a malapena riesce a rimediare un accredito o farsi regalare un biglietto del cinema, si ritiene in grado di fare il critico? Quando parla di bella fotografia sa cosa vuol dire? Ha mai provato a illuminare uno spazio? Quando loda la colonna sonora, è mai stato in una sala di incisione? Sa leggere le note? Ha mai suonato uno strumento che non sia il flauto in seconda elementare? Quando parla di un film scritto bene, ha mai preso in mano la penna per scrivere una battuta? Quando parla di regia scadente, ha mai diretto qualcosa che non sia una riunione di condominio?

Sì, certo, tutti possono parlare di tutto, non c’è limite: è lo svantaggio della democrazia culturale.

Bisognerebbe solo recuperare una dote che un tempo era una qualità e che adesso è una zavorra: l’umiltà.