Il pinot nero prodotto in Borgogna è un vino che non ha eguali nel mondo. Stappi la bottiglia e subito si avvertono profumi mai sentiti, rosa, frutta, spezie e poi al gusto, elegante morbido, more, marmellata e quando è un po’ invecchiato addirittura tartufo.

E’ un vino cosi fine e evocativo, bello da vedere e intenso da gustare si può abbinare con il cinema?

La risposta è nel film “Ritorno in Borgogna” di Cedrick Klapish.

No.

O forse sì.

Dipende dal punto di vista.

Se “Ritorno in Borgogna” lo prendiamo in considerazione come opera cinematografica risulta un film debole, dalla drammaturgia elementare, piatto nella caratterizzazione dei personaggi. Non si ride, non si piange, non si dorme.

Se invece lo consideriamo come un documentario enologico, una sorta di invito alla cultura della vite, risulta perfettamente riuscito nel quale insieme alla bellezza amorale della natura e al mondo brulicante che si sprigiona da un semplice acino d’uva, comprendiamo finalmente cosa sia nella realtà l’agricoltura biodinamica .

Insomma, un film per intenditori. Di vino, non di cinema.