La crisi sociale è tematica ricorrente nella drammaturgia contemporanea; in “Romeo e Giulietta, ovvero la perdita dei padri”, progetto pensato e proposto dalla compagnia Biancofango è esempio puntuale. La vicenda dei due innamorati di Verona, si riveste di una morale shock che Francesca Macrì insieme ad Andrea Trapani hanno sottolineato; è sui piani narrativi che la tragedia shakespeariana si trasforma, quelli della la violenza e dell’incomunicabilità. Abbiamo allora due squadre antagoniste, i Montecchi e i Capuleti, come adolescenti odierni in jeans e scarpe da ginnastica, che si prendono a parole, si sbattono l’uno contro l’altro per un odio antico tra fazioni; il tutto tradotto nel linguaggio calcistico.

Le luci sono ancora accese quando il pubblico si affretta a prendere posto e l’azione scenica è iniziata. I ragazzi stanno giocando da molto, sudati come sono e hanno raggiunto l’atmosfera carica di tensione. Stanno discutendo per un fallo subìto. Poi, a rissa taciuta, schierano i ruoli e ribattono il pallone al centro per ricominciare da capo. Si torna ad urlare a imprecare. Il tempo in cui i giovani si scontrano verbalmente e corporalmente sembra non terminare. Nei gesti e soprattutto nelle parole emerge la rabbia, una collera che infastidisce: la violenza non è forse il credo del nostro tempo? E di questo si tratta, l’unica ambizione dello spettacolo è rovesciare il tema. Dall’amore si passa al rancore e dal rispetto all’incomprensione. I protagonisti su una scena scarna, piena solo dei corpi seminudi e sudati, partecipano ad un’orgia di battibecchi e botte. Il loop empio, quello della partita di calcio, marca i quadri della storia, che non trova la chiave appropriata per giustificarne l’originalità.

Ciò che incuriosisce invece è l’aver evidenziato il rapporto inesistente padri-figli tramite l’uso della voce: Andrea Trapani e Simone Perinelli (i padri degli innamorati) parlano al microfono, loro non hanno bisogno di urlare. Seduti su due panche disposte agli estremi del palco, immobili nel corpo e inconsapevoli della realtà, ambiscono ad un’autorità apparente. Ne viene fuori un’alternanza di toni, la separazione di due mondi paralleli: i figli sbraitano e non sono ascoltati, i padri sovrastano e non sono ubbiditi. Quella paterna è una telecronaca, un commento fuori campo che non giunge mai al centro del problema, mentre i figli fuori si uccidono.

Sebbene si svolga una recita gridata, ideata proprio per suscitare eccessive scene aggressive, questo lavoro vive di buoni accorgimenti contenutistici. I monologhi ossessivi di Rosalina (Maria Sgro), personaggio mai comparso nel testo originale, ne fanno una prova interessante: Rosalina è la perdente amata da Romeo prima, dimenticata poi, che sprofonda in un spazio spasmodico, in un angolo in fondo al palco. Insieme a lei tutti, chi più chi meno, sono oppressi: Romeo (Lorenzo Fochesato) vinto dall’amore, Tebaldo (Antonio Saponara) dallo sdegno incontrollato, Mercuzio (Paolo Laccisotto) costretto ad uscite di scena, non accetta la sua fine. Discordante anche la brava Erica Galante nei panni di una Giulietta, lontana dai canoni shakespeariani: questa Giulietta, oltre ad essere vinta dall’ideologia paterna, si distingue per la fisionomia, un po’ tonda e occhialuta e “selfie-dipendente”.

Quello che in “Romeo e Giulietta, ovvero la perdita dei padri” compare è la perdita dei rapporti umani, in particolare di quelli familiari. La caduta dell’identità genitoriale e quella filiale che non riesce a trovare un accordo. Una caduta rovinosa che scivola totalmente in un finale aperto.

 

TitoloRomeo e Giulietta - Ovvero la perdita dei Padri. Prove di drammaturgia dello sport con gli adolescenti
AutoreFrancesca Macrì e Andrea Trapani
RegiaFrancesca Macrì
MusicheLuca Tilli
SceneMassimiliano Chinelli collaborazione Isabella Rotolo
LuciMassimiliano Chinelli, Isabella Rotolo
Aiuto regiaBianca Palmieri, Balduini Arianna Vagni
InterpretiAndrea Trapani, Simone Perinelli, Lorenzo Fochesato, Erica Galante, Paolo Laccisotto, Diego Benedetti, Antonio Saponara, Mounir Derbal, Emilio Airulo, Sara Mafodda, Martina Mignanelli, Maria Sgro, Sara Celestini, Gaia Diodori
Durata90'
ProduzioneTeatro di Roma Compagnia Biancofango in collaborazione con RialtoSantAmbrogio e Scuola di Cinema Gian Maria Volonté, Angelo Mai Altrove Occupato
Ideazione e regia teaser videoBianca Palmieri Balduini
Anno2014
Generetragedia
Applausi del pubblicoRipetuti
CompagniaBiancofango
In scenaCantiereRomaItalia. Dal 16 al 21 dicembre al Teatro India di Roma. Tutte le sere ore 21.00. Il 21 dicembre ore 18.00