Maurizio Lombardi in "Pugni di Zolfo"

Maurizio Lombardi in “Pugni di Zolfo”

Un ring. Pugni, sudore, il buio di uno spogliatoio alla fine di un match: mai abbassare la guardia! Vincenzo Barrisi è un pugile e ha perso. È stanco o forse solo deluso. Quando si sdraia sulla panca, ammaccato dai ganci presi, una ninna nanna che arriva dal passato lo culla in un sogno: tra le carezze sul volto della mamma e un profumo inconfondibile di lavanda. Vincenzo è Maurizio Lombardi che sul palco del Teatro Piccolo Eliseo di Roma porta in scena “Pugni di Zolfo”, un testo intenso di cui è anche autore e regista. Il suo è un racconto fisico, viscerale. È una narrazione vissuta, agita, prima ancora di essere raccontata.

Vincenzo è cresciuto in Sicilia tra le ninne nanna della mamma, talmente bella da poter fare l’attrice, i mugugni di un padre, unico suono uscito dalla sua bocca che non si è perso nel fumo dei ricordi e i lamenti incomprensibili di una nonna seduta in veranda, vecchia, “piccola piccola come se si stesse consumando”. E poi c’è lo zio Vito, coi “polmoni piccoli che fischiavano” e che non fece mai ritorno dalla zolfara.

La Sicilia ai primi del Novecento era un giacimento ricchissimo di zolfo e i bambini, i piccoli carusi di 7-8 anni, erano le povere vittime designate per tirar fuori l’“oro giallo” da queste miniere, crescendo così ricurvi e ciechi. Vincenzo, fortunatamente, era stato messo su una corriera e spedito via, lontano da quella terra, la sua, per diventare pugile.

Maurizio Lombardi in "Pugni di Zolfo"

Maurizio Lombardi in “Pugni di Zolfo”

Sul palco, un semplice tavolo illuminato da candele, diventa ora una panca sulla quale sdraiarsi dopo il match, ora una miniera illuminata da candele il cui profumo invade la sala dando l’impressione di essere davvero lì, nella zolfara, assieme a zio Vito.

Maurizio Lombardi diventa tutti i personaggi, le voci (in un credibile e comprensibile siciliano) e i gesti. Li vedi, sono lì. Il corpo si piega ai caratteri, la gestualità è misurata. Mai una nota fuori posto, mai una sbavatura, mai una esitazione. Neanche quando è la nonna, le cui uniche parole sono la poesia “A li matri de li carusi”, del poeta di Bagheria Ignazio Buttitta, che dona in forma di nenia o quasi di preghiera da ripetere ogni sera in memoria del figlio morto sotto le macerie di una mina esplosa. L’unica nota stonata di questo “Pugni di Zolfo” è la durata: troppo breve per un racconto così denso.

TitoloPugni di zolfo
AutoreMaurizio Lombardi
RegiaMaurizio Lombardi
InterpretiMaurizio Lombardi
Durata70'
ProduzioneZocotoco Srl - Teatro Eliseo
Applausi del pubblicoScroscianti
In scenaAl Teatro Piccolo Eliseo fino al 12 novembre 2017