«La storia siamo noi, attenzione, nessuno si senta escluso.
La storia siamo noi, siamo noi queste onde nel mare, questo rumore che rompe il silenzio, questo silenzio così duro da masticare.
E poi ti dicono “Tutti sono uguali, tutti rubano alla stessa maniera”.
Ma è solo un modo per convincerti a restare chiuso dentro casa quando viene la sera.
Però la storia non si ferma davvero davanti a un portone, la storia entra dentro le stanze, le brucia, la storia dà torto e dà ragione.
La storia siamo noi, siamo noi che scriviamo le lettere, siamo noi che abbiamo tutto da vincere, tutto da perdere.
E poi la gente, (perché è la gente che fa la storia) quando si tratta di scegliere e di andare, te la ritrovi tutta con gli occhi aperti, che sanno benissimo cosa fare.
Quelli che hanno letto milioni di libri e quelli che non sanno nemmeno parlare, ed è per questo che la storia dà i brividi, perché nessuno la può fermare.
La storia siamo noi, siamo noi padri e figli, siamo noi, bella ciao, che partiamo.
La storia non ha nascondigli, la storia non passa la mano».

Sono le parole di Francesco De Gregori (“La Storia siamo noi”) a chiudere il nuovo spettacolo di Simone Cristicchi “Mio nonno è morto in guerra”. Uno spettacolo di parole e musica, che passa con disinvoltura e spiazzante naturalezza dalla commozione all’ironia, dai ricordi personali a quelli collettivi; un affresco di piccole e grandi storie individuali, un mosaico di voci inghiottite dal vortice della Grande Storia e salvate dall’oblio.

Su un palco spoglio la protagonista è una sedia in primo piano con cui il cant’attore romano dialoga e interagisce e quattro sedie che fungono da quinta e la cui importanza si svelerà nel crescente e coinvolgente finale. Cristicchi partendo da una drammatica storia contemporanea, che mostra come le scorie belliche di 50 anni fa possano ancora oggi mietere vittime indifese, ci racconta piccole storie della Seconda guerra mondiale. Racconti di bombardamenti nelle borgate, di fame, di madri coraggiose, di prigionieri in Africa, di alpini nella ritirata di Russia, di lotta partigiana e di esuli dell’Istria. Storie cariche di speranza, umanità e resistenza descritte attraverso parole a volte delicate come cristallo a volte taglienti come lame affilate. Voci che raccontano l’assurdità del conflitto (e fa specie se confrontato con il servizio di “Presa Diretta” di Riccardo Iacona dedicato alla fiera della armi da guerra) intervallate da brani scelti dal repertorio della canzone popolare e d’autore – Francesco De Gregori, Ivano Fossati – e canti alpini reinterpretati da Cristicchi accompagnato al pianoforte da Riccardo Ciaramellari, con sonorizzazioni e cori di Gabriele Ortenzi.

Uno spettacolo che diverte e spinge alla riflessione, nato dall’urgenza di non disperdere la memoria e i valori civili ad essa legati, così come afferma lo stesso Cristicchi: «Credo fermamente che se ogni ragazzo italiano, oltre a studiare a scuola le scienze o la geografia, sapesse raccontare la storia dei propri nonni, nel nostro paese assisteremmo ad una piccola grande rivoluzione culturale».

Uno spettacolo da vedere e far vedere

TitoloMio nonno è morto in guerra
AutoreSimone Cristicchi
RegiaSimone Cristicchi
CostumiGianluca Carrozza, Francesca Novati
LuciStefano Iacovitti
InterpretiSimone Cristicchi, Riccardo Ciaramellari, Gabriele Ortenzi
Durata90'
ProduzioneTeatro Comunale di Cagli, E Dueffel Music, Promo Music
Ideazione e regia teaser videoAndrea Cocchi
Anno2013
Generemonologo
Applausi del pubblicoFragorosi
In scenafino al 16 febbraio 2014 al Teatro Vittoria, Roma