foto_Dita_Von_TeeseL’idea è originale. Trasformare il teatro Olimpico di Roma fino al 5 dicembre, in una macchina del tempo riportando le lancette dell’orologio indietro fino al 1958, all’interno di un locale notturno di Via Veneto – il “Gatto Nero” -, dove ogni sera andava in scena un caleidoscopio di canzoni, balletti, standing up comedy e spogliarelli vari. Qui Greg – il gestore: un cantante pieno di talento ma freddo e anaffettivo come l’Humprey Bogart di “Casablanca” -, si innamora di un’innocente ragazza che a sua volta è amata dal passionale e intraprendente cameriere. E mentre i due si sfidano a duello, Dirty Martini incanta il pubblico con le curve sinuose e le labbra ghlitterate. Tra una canzone, un ballo coloratissimo e uno spogliarello caliente, si consumano le vicende dei nostri tre protagonisti. E sullo sfondo il fascino di quell’incredibile capitolo di storia italiana che è stato la Dolce Vita.

“La Dolce Diva Burlesque Show” è il tentativo di rinverdire o far riscoprire un genere, il burlesque appunto che lungi dall’essere un mero spogliarello, si configura come una parodia eroticomica di ispirazione vaudevillesca (veniva definito “la follia dei poveri”, perché a loro era dedicata questa travolgente rappresentazione della vita delle classi più abbienti). Ironico e provocatorio, il burlesque si distinse ben presto dalle precedenti forme di avanspettacolo per la bellezza mozzafiato delle sue dive, vere e proprie icone di burro che popolavano, vestite solo di paillettes, piume di struzzo e tassels a dir poco felliniani, i sogni erotici di affecionados.

la_dolce_diva_miss_dirty_martini__greg2Così sul palco dell’Olimpico vediamo susseguirsi l’italica Lydia Giordano, uno dei vertici del triangolo che costituisce il filo rosso che tiene insieme e giustifica i diversi ed eterogenei elementi dello spettacolo. Accanto a lei la sensuale ed animalesca Luna Rosa personificazione del classico esotico e la newyorkese Miss Dirty Martini che, a proposito delle sue performance, sostiene: “Il New Burlesque è un genere di spettacolo molto politico e noi ci sentiamo a tutti gli effetti delle femministe. Riprendiamo una tradizione culturale antica, che risale agli anni ’20, all’epoca delle pin-up, di Houdini, di Mae West. Ma lo facciamo per combattere gli stereotipi del corpo femminile mercificato dall’industria dello spettacolo, gestita dagli uomini. Il nostro scopo è che tutti, donne e uomini, siano a proprio agio con il proprio corpo”.

Il risultato è uno spettacolo che nonostante le premesse risulta alla lunga deludente. E’ un insieme di numeri costruiti secondo quadri viventi, che si susseguono con prevedibile sequenzialità: sketch, battute, barzellette affidate a Greg; una canzone con balletto; uno spogliarello e poi nuovamente gag-canzone-spogliarello. Lo spettacolo risulta alla lunga meccanico,prevedibile, con numeri, sopratutto gli spogliarelli che dovrebbero rappresentare il punto forte della performance, ma sono privi di slancio, originalità, sensualità. Incapaci di cambiare marcia, di creare un climax emotivo che possa coinvolgere gli spettatori più neutrali. Peccato.

TitoloLa Dolce Diva Burlesque Show
AutoreClaudio “Greg” Gregori, Alessandro Casella
RegiaMatteo Tarasco
MusicheClaudio Gregori, Attilio Di Giovani
CostumiChiara Aversano
CoreografieCristina Pensiero
InterpretiClaudio Greg Gregori, Miss Dirty Martini, Luna Rosa, Lydia Giordano, Danilo De Santis
ProduzioneLSD
Anno2010
GenereMusicale
Applausi del pubblicoRipetuti