Tutto è subordinato alla resa scenica in Castellucci, tutto. Scenografie, costumi, musiche, citazioni cinematografiche ed oggetti/sculture che raccontano l’essenza dell’essere umano. Si riconduce il teatro alle sue origini, luogo sacro dove si esplora il mistero dell’esistenza, dell’oltre, del trascendente e del divino. Chi provoca sui temi del divino lo cerca forse più degli altri?
Castellucci esplora usando i simboli, come tutti i misteri che si rispettano, tratti dalla contemporaneità forse un po’ ostici per quelle signore del pubblico attonite da rumori, colpi di scena e immagini forti, consapevoli di aver partecipato ad un’esperienza intensa ma senza gli strumenti per decodificarla, pentite di non aver partecipato alla presentazione dello spettacolo organizzata dal regista.

In “Go down Moses”, canto degli schiavi della Virginia nel 1862 basato su un brano dell’Esodo della Bibbia, il personaggio biblico di Mosè viene abbandonato nei modi e nei luoghi della cronaca odierna, la madre è interrogata in un commissariato di polizia, il suo corpo analizzato da una macchina di risonanza magnetica. Quale popolo è venuto a salvare Mosè e da quale schiavitù? Ci sono molti “esodi” in questo ventunesimo secolo, massicce migrazioni per fuggire dalla povertà, dalle guerre, dalla crisi economica; mai come ora la Terra sembra essere diventato un pianeta piccolo, soprattutto alla luce delle ultime scoperte astronomiche e fisiche. Da strumenti tecnologici ingombranti presenti sul palco, moderni portali tra la vita e la morte, tra contingenza e trascendenza e dalla caverna focolare originaria della vita umana (immagine/citazione da “2001: Odissea nello spazio” di Kubrick), emergono le catene della condizione umana attuale. C’è il mondo della parola nel teatro della Socìetas, breve, l’immagine prevale in tutte le sue declinazioni. Cura di ogni dettaglio, sintesi di tutti gli elementi teatrali, estetica. Un’esperienza di vita divina poter partecipare agli spettacoli di Castellucci.

Con l’intensità rumorosa iniziale, lo spettatore è costretto ad arrendersi allo spettacolo, solo dopo arriva l’essenza, il messaggio, la domanda. Il regista di Cesena usa quello stesso rumore che nella quotidianità allontana le persone da se stesse per riportarle a casa, nella dimora interiore e in quel silenzio lo spettatore è finalmente pronto ad accogliere, a ricevere, ad ascoltare. Metodo violento – siamo all’opposto del registro sottile di Peter Brook – ma bisogna riconoscere che funziona: generazioni di pubblico diverse ascoltano, non hanno nemmeno il coraggio di applaudire, l’intensità è troppa. Si applaudirebbe in chiesa o di fronte al mistero della vita?

Romeo può tranquillamente non rinunciare al suo nome – per parafrasare Shakespeare – i fischi degli studenti delle scuole di recitazione e gli sguardi senza parole degli abbonati dicono che ha colpito il bersaglio del pubblico romano dormiente. Qualcosa si muove in Italia, certo proviene da un artista che ha visto riconoscere il suo talento all’estero e che riporta in Patria il minimalismo del Teatro del Nord Europa. In ogni caso, chapeau.

TitoloGo down Moses
AutoreClaudia e Romeo Castellucci
RegiaRomeo Castellucci
MusicheScott Gibbons
SceneRomeo Castellucci
CostumiRomeo Castellucci
SuonoMatteo Braglia
LuciRomeo Castellucci
InterpretiRascia Darwish, Gloria Dorliguzzo, Luca Nava, Stefano Questorio, Sergio Scarlatella
Durata70'
ProduzioneTeatro di Roma e Socìetas Raffaello Sanzio
CoproduzioneThéâtre de la Ville with Festival d’Automne à Paris; Théâtre de Vidy-Lausanne; deSingel International Arts Campus /Antwerp; La Comédie de Reims Maillon, Théâtre de Strasbourg / Scène Européenne; La Filature, Scène nationale-Mulhouse Festival Automne en Normandie; Festival Printemps des Comédiens; Athens Festival 2015 Adelaide Festival 2016 Australia; Peak Performances 2016, Montclair State USA
Anno2015
GenereDrammatico
Applausi del pubblicoTimidi
CompagniaSocìetas Raffaello Sanzio
In scenadal 9 al 18 gennaio 2015 al Teatro di Roma