Garofano Verde – Scenari di teatro omosessuale

È figlia dell’ammirevole ostinazione, inusuale di questi tempi, di Rodolfo di Giammarco unita alla devota realizzazione di Società per Attori e alla generosa ospitalità del Teatro di Roma diretto da Antonio Calbi, la 24esima edizione di Garofano Verde – Scenari di teatro omosessuale. Anche quest’anno, dunque, le tre serate dedicate all’amore altro (in scena al Teatro India dal 28 al 30 settembre 2017) sono tre incontri-reading, tre umane urgenze che indagano e approfondiscono con sensibilità questa tematica nonostante – e verrebbe da dire quasi a dispetto – della mancanza di sostegni istituzionali.

Angelo Di Genio e Francesco Martino

Ad aprire la rassegna anche una novità, per sottolineare, qualora ce ne fosse bisogno, la caparbietà di chi, in questo appuntamento, ci crede da ben 24 anni e che da 24 anni concepisce questa non come una vetrina autoreferenziale, ma come un palcoscenico che dia vita vera a una nuova drammaturgia lanciata verso un futuro di rappresentazioni più programmatiche. La novità si chiama “Artemy” del giovane Simone Carella, vincitore del Premio Inedito – Colline di Torino che apre ufficialmente il sipario. Carella ha scritto un testo «sulla dimensione spazio-temporale dei ricordi di due ragazzi ex innamorati», interpretati da Angelo Di Genio e Francesco Martino che dividono il palco con Emanuela Villagrossi. Li accomuna un lodevole sforzo interpretativo e una passione per il teatro che scavalca le mere logiche di profitto.

Massimiliano Civica

A introdurre però nell’atmosfera più sentita della rassegna ci pensa Massimiliano Civica che cura la lettura scenica dei “Biglietti agli amici” di Pier Vittorio Tondelli. Civica conduce per mano lo spettatore-ascoltatore nell’universo di Tondelli e in quello, più specifico, che portò lo scrittore cult di “Altri Libertini” a comporre 24 bigliettini, uno per ogni ora del giorno e della notte. Questi stralci di vita letti da Carmelo Alù sono tenuti assieme da una vera drammaturgia che Civica costruisce per avvicinare gradualmente alla comprensione del libro forse meno conosciuto di Tondelli e dal quale si entra e si esce senza forzature. Le diverse tesi sul significato del “micro-epistolario”, che il regista premio Ubu racconta con la verve e l’autoironia che gli sono proprie, creano un fil rouge che lega i bigliettini tra di loro ma, soprattutto, congiunge queste “barchette di carta” al qui e ora, in una condivisione emotiva che diventa totale.