Come una coppia di astronauti dispersa in una lontana galassia; il rumore di fondo è una radio che non riceve alcun segnale: il grado zero della comunicazione. Ma lui e lei non si trovano in una navicella alla deriva nello spazio: sono reclusi dentro una cantina diventata bunker. Pareti scalcinate, vecchi mobili e penuria di viveri. Lui (Paolo Ricci) ha salvato lei (Anastasia Astolfi) da una catastrofe apocalittica, con un autentico atto d’amore. O magari sta mettendo in atto una segregazione alla “Misery non deve morire“: l’ha imprigionata per controllarla, come se la donna fosse il personaggio di un gioco di ruolo in cui è l’uomo a tirare i dadi. Perché si trovano lì? Che cos’è veramente successo fuori? Cosa impedisce loro di uscire?

Il testo, ispirato a “After the end” del drammaturgo britannico Dennis Kelly, si regge su dubbi e inquietudine. In una situazione claustrofobica da beckettiano “Finale di partita“, chi avrà la meglio? Chi è il carnefice e chi la vittima? Ci sarà un ribaltamento di ruoli, o magari un innamoramento da sindrome di Stoccolma? Lo spettacolo si compone in quadri: ad ogni quadro la scena si fa buia; quando torna la luce, ritroviamo i protagonisti in una diversa collocazione prossemica: di volta in volta più stanchi, più scomposti, più irritabili. Ad ogni quadro, la storia evolve così come il loro rapporto; emergono frustrazioni e impulsi repressi, rancori e sospetti, infantilismi e paranoie.

Se l’idea di partenza è intrigante, lo sviluppo risulta faticoso, i dialoghi poco serrati, l’esito non così imprevedibile. Indubbiamente il più riuscito è l’epilogo: in un crescendo interpretativo, Anastasia Astolfi sa esprimere una complessità di emozioni sottile e sfumata, con un confronto finale dal forte sapore cinematografico, che colpisce e rimane impresso nella memoria.

TitoloBunker
InterpretiAnastasia Astolfi e Paolo Ricci
Durata90'
Anno2015
Generedrammatico
Applausi del pubblicoRipetuti
In scenadal 7 al 10 maggio al Teatro Furio Camillo - Via Camilla 44, Roma