Autore
Leonardo Losavio
Regia
Roberto Galano
Scene
Michele Ciuffreda, D.F.Nikzad
Costumi
Luci
Michele Ciuffreda, D.F. Nikzad
Coreografie
Musica
 Antonio Catapano
Probabilmente ha ragione Leonardo Losavio, quando recita che il giallo è il colore della pazzia, un giallo quasi accecante. Chiede scusa invece Vincent Van Gogh, che vede nel celeste chiaro il colore del silenzio, nei toni del magenta la rabbia e in quelli del verde scuro la tristezza.

Al Teatro Millelire di Roma è in scena lo spettacolo “Vincent, vita colori e morte di una follia” per la regia di Roberto Galano di e con Leonardo Losavio. Si sa, quando si parla di Van Gogh non si è di fronte a un personaggio qualsiasi, banale, stereotipato. La potenza che esiste in questa storia va al di là delle notizie superficiali: oltre alla biografia di artista straordinario, nel monologo di Losavio c’è il racconto di una disgrazia, della morte prematura di Willem, il fratellino deceduto alla nascita e del quale il Vincent sentirà addosso, per tutta la sua breve esistenza (1853-1890), l’ombra ingombrante. Un fratello mai conosciuto, ma capace di negargli l’amore della madre. Per tutto lo spettacolo si ha la percezione chiara del suo carattere ambiguo, spesso sopraffatto dalla continua lotta con i fantasmi del passato, degli interrogatori seppur blasfemi ma supplicati che ha con Dio. Una ricerca affannata di sé attraverso la pittura, scoperta da trentenne e attraverso lo scontro duro con le persone che lo accusano di essere pazzo. Van Gogh passa dall’insicurezza del suo talento, all’ossessione del confronto con Gauguin e l’impressionismo francese. Ha paura del mondo avido di ogni forma d’amore; teme la reclusione e si dimena, si contorce quasi per liberarsene.

Van Gogh non è un personaggio qualsiasi: quando si parla di follia spesso si ha a che fare con individui che vacillano sul filo della depressione. In “Vincent, vita colori e morte di una follia”, spettacolo, bello, intenso e che ben racconta la vita dell’artista, con una drammaturgia snella e qualche tocco di pianoforte, si vacilla in questa direzione. La follia esiste solo nel testo, nel racconto tormentato di un uomo che fatica ad accettarsi e ad essere accettato, nella parola a volte stanca e a volte perseguitata di un personaggio snervato dalla vita. Ma della follia vera, della disperazione che deriva da un dolore antico, non c’è traccia. Si è costantemente di fronte a qualcuno che deve essere aiutato, a un’anima in pena. Un uomo ignorato, dunque, non un folle. Quello che viene fuori da questa storia tragica e violenta è la prova energica, ma non del tutto centrata di Leonardo Losavio. Forse nello spettacolo deve ancora emergere quel giallo accecante, di cui tanto ardeva Van Gogh.
[serena giorgi]
Interpreti
Leonardo Losavio
Produzione
TeatrodeiLimoni
In scena
dal 17 al 29 settembre 2013 al Teatro Millelire di Roma, Via Roggero di Lauria n. 22
Anno
2013
Genere
monologo