Ventitrè
Autore: Vincenzo Manna e Andrea Baracco dal “Giulio Cesare” di William Shakespeare
Regia: Andrea Baracco
Scene: Costumi:
Luci:
Musica:
Produzione: Benvenuti srl – Itermini
Interpreti: Giandomenico Cupaiuolo, Marco Grossi, Alessandra Paoletti, Livia Castiglioni, Lucas Waldem Zanforlini
Anno di produzione: 2010 Genere: drammatico

In scena: in turnè

Ventitré è il numero della congiura. Intorno è buio. Le tenebre avvolgono il tempo della macchinazione e dell’ideazione, del timore e della rabbia. Nell’alternarsi di tre vecchie porte che si incrociano e si alternano sul palco, si creano le scene che racchiudono la storia degli ultimi giorni di vita di Giulio Cesare la cui figura non compare mai, ma la cui ombra campeggia su tutti i protagonisti. È nei discorsi, nelle menti, nelle azioni. La ritroviamo come genesi di tutto e come fine ultimo. Il lucido Cassio (Marco Grossi) e il tormentato Bruto (Giandomenico Cupaiuolo) ridisegnano l’ora del complotto. Tra di loro, in uno scambio di gesti e pensieri Casca (Lucas Waldem Zanforlini), il primo a pugnalare Cesare, personaggio misterioso e dannato.

Nello scorrere del tempo viviamo l’avvicinarsi dell’atto estremo, organizzato nei dettagli, ansiosamente bramato nella veglia notturna di Bruto. L’attenta e originale regia di Andrea Baracco, seleziona accuratamente i momenti da rappresentare. La lettura che il regista fa assieme a Vincenzo Manna (si concentrano infatti sul I e II atto del testo shakespeariano) è una lettura nuova della tragedia, una visione che lascia sul fondo il protagonista e che porta in primissimo piano l’azione delittuosa. Ciò che c’è dietro, da chi è animata, in che modo. Le donne che girano attorno a Cesare, dalla sposa Calpurnia (Alessandra Paoletti), a Porzia (Livia Castiglioni), moglie di Bruto. E poi il buio. Il buio è Roma: decaduta, corrotta, intimamente sporca. A tratti alcune lampadine, azionate dagli stessi attori, si accendono e si spengono, quasi a seguire il flusso dei pensieri ora privati ora pubblici che animano il gesto.

E nel buio le Idi di marzo si compiono puntuali: il tempo del pensiero è passato. Ora c’è l’azione fatta da ventitré linee rosse tracciate sulla grigia e consunta poltrona di Cesare. [viola d'alconzo]