La vedova di Socrate
Autore: Franca Valeri liberamente ispirato a "La morte di Socrate" di Friedrich Dürrenmatt
Regia: Franca Valeri
Scene: Alessandro Chiti Costumi: MariaTufano
Luci: Musica:
Produzione: Società per Attori
Interpreti: Franca Valeri
Anno di produzione: 2010 Genere: commedia
In scena: al teatro Teatro Valle di Roma fino al 28 gennaio 2011

Nella bottega d'antiquario di Santippe c'è di tutto: dalla brocca di Micene all'Ercolino di Fidia. Tutti pezzi unici, rari e "selezionati" dalla scaltra mano di Socrate. Donna d'affari lungimirante e dalla favella sciolta, Santippe è la vedova del filosofo condannato a morte perché accusato di corruzione nei confronti dei giovani. "La vedova Socrate" è un ritratto esilarante e pungente della donna che conobbe l'uomo Socrate, che dormì e mangiò con lui. E nella figura di Santippe c'è molto dell'arte di Franca Valeri - che con questo testo ha vinto il premio "Eti Gli Olimpici del Teatro 2003" per il miglior monologo -, del suo mestiere e della sua scrittura che ha trasformato una donna disprezzata dagli storici in una divertente eroina di teatro. Di Socrate ci racconta i retroscena familiari: un uomo dalla mano lesta che, con la sua oratoria, ammaliava gli ascoltatori e "distrattamente" si appropriava degli oggetti che poi Santippe vendeva nella bottega; un uomo pigro, sporco, affascinato dai fumi dell'alcol, al quale piaceva intrattenersi coi giovinetti, solo per dialogare, s'intende. "Perché una moglie lo saprà pure se il proprio marito è gay!".
Santippe è una vedova consolabilissima, con una riccia chioma verticale di un biondo luccicante, così come le scarpe dorate con zeppa che indossa con nonchalance e che si abbinano ai bracciali scintillanti che fanno un po' drag queen. Unico segno di lutto, un abito nero quasi a sfiorarle i piedi.
Nel seguire i ricordi della vita matrimoniale, Santippe racconta la sua versione dei fatti sul suicidio del marito, condannato a bere la cicuta. Santippe parla a ruota libera e ne ha per tutti. Primo della lista è Platone, ma ce n'è anche per Aristofane, quello delle commedie e poi Dionigi, il tiranno e ancora Saffo, poetessa donnaiola. Santippe non piange per la morte di Socrate, perché del resto "cosa manca a una vedova ? Una faccia sul cuscino". Giusto quello "perché per il resto è una pace assoluta!". [viola d'alconzo]