Un certo signor G
Autore: dall’opera di Giorgio Gaber e Sandro Luporini
Regia: Giorgio Gallione
Scene e costumi: Guido Fiorato
Luci: Aldo Mantovani
Musica: al piano Gloria Clemente e Vicky Schaetzinger. Elaborazione di Paolo Silvestri
Produzione: Teatro dell’Archivolto, Fondazione Giorgio Gaber
Interpreti: Neri Marcoré
Anno di produzione: 2007 Genere: teatro canzone
In scena: dal 1 al 14 marzo 2010 Teatro Olimpico Roma | Piazza Gentile da Fabriano,17 00196 | info 06.32.65.991

Dal Festival dedicato a Giorgio Gaber che si svolge a Viareggio, in cui Marcoré canta “Il dilemma” accompagnato dalla band storica del cantautore milanese, ai teatri di tutta Italia il passaggio è stato più semplice del previsto. Un certo signor G è la personale interpretazione del repertorio del signor Gaberscik, dalle canzoni ai monologhi, secondo lo stile proprio del protagonista in scena, Neri Marcoré. Sulla scelta hanno avuto un peso significativo la figlia Dalia Gaberscik e il presidente della fondazione Gaber, Paolo Dal Bon. Fino al 14 marzo sul palcoscenico del Teatro Olimpico a Roma si ripercorre la storia d’Italia e degli italiani, attraverso l’occhio vigile e puntuale dell’artista milanese scomparso il 1° gennaio 2003.
“Abbiamo provato a realizzare un progetto – sottolinea l’attore – partendo da una passione autentica e seguendo quel filo che secondo noi lui stesso, insieme al prezioso compagno di scrittura Sandro Luporini, usava pere cucire i suoi spettacoli”. Era il 1970 quando al Piccolo Teatro di Milano debuttava
Il signor G. Sul palco, diretto con semplicità e rigore da Giorgio Gallione, ci sono le eccellenti pianiste Gloria Clemente e Vicky Schaetzinger, che eseguono gli arrangiamenti originali elaborati da Paolo Silvestri e ovviamente Neri. Il sipario si apre, dei giornali vengono stracciati e la sensazione è immediata: in scena c’è un interprete perfettamente entrato nel ruolo. Neri si muove come Gaber, gesticola con la stessa semplicità ed a volte modula la voce con lo stesso timbro. Intorno a lui parenti nere, sedie e tavolini che si trasformano in pulpiti o zattere.
Dopo l’apertura con “Il signor G. nasce”, si comincia con “L’ingranaggio”, tanto per scaldare gli animi e farli scivolare nelle atmosfere salaci e didascaliche proprie della visione di Gaber. Tra una canzone e l’altra – splendidamente eseguite “C’è un’aria”, “Il dilemma”, “Si può”, “Io non mi sento italiano” – si inseriscono i monologhi che hanno segnato la carriera dell’autore di “Destra sinistra”. Uno spettacolo ricco di parole, di considerazioni sempre attuali sulla democrazia, sull’amore, sul narcisismo, sull’olfatto, sulla proprietà e sul dolore di vivere. In altre parole sugli uomini. Lo spettacolo, che poi è sopratutto teatro musicale e civile, si chiude con “Se ci fosse un uomo”: la scena, ideata da Guido Fiorato, si riempie di pannelli raffiguranti un cielo limpido. Il bis è “La libertà”, canzone scritta nel 1973. O forse ieri…
[valentina venturi]