Ultima stagione in serie A
Autore: Mauro Mandolini Adattamento:
Regia: Mauro Mandolini
Scene: Oliver Montesano, Valentina Fragasso
Luci: Sara Pascale Musica: Devis Eskaloska Annibaldi, Danilo Stazi
Produzione: Azteca Produzioni
Interpreti: Marco Bocci, Fabrizio Sabatucci
Anno di produzione: 2009 Genere: commedia

In scena: fino al 06 Dicembre 2009 al Teatro Argot di Roma, via Natale del Grande, 27 | dal martedi al sabato h.21, domenica h. 18

Il mondo del calcio non è fatto solo di luci sfavillanti di telecamere, contratti faraonici, veline e letterine da spupazzare su macchina dai motori roboanti. È anche questo, ma solo per pochi eletti calciatori. Per tutti gli altri...
“Un mondo sbirciato da dietro la porta – racconta il regista Mauro Mandolini - attraverso il linguaggio della confidenza a muscoli rilassati, fino al raggiungimento di un’amicizia tra due sportivi compagni di squadra che riescono a raccontarsi, dopo le spacconate caratteristiche dei personaggi e del loro ambiente, le segrete piaghe dell’animo, i fallimenti e addirittura le più nascoste tendenze, quelle di un sesso proteso al proprio simile, dove prevale il desiderio della tenerezza, l’ammirazione per l’altro sentito come modello, l’esigenza della fuga dalla solitudine e da rapporti eterosessuali vissuti come superficialità e routine”.
Ed è proprio degli altri che Ultima stagione in Serie A racconta, chiuso all’interno di uno spogliatoio, alla fine di un allenamento. Protagonisti Luigi detto Zio (Fabrizio Sabatucci), 36 anni, che dalla professione ha ottenuto una dignitosa carriera, soprattutto in provincia e nelle serie inferiori, e Giancarlo detto Zamora (Marco Bocci), 34 anni, portiere titolare e inamovibile fino alla domenica precedente (conclusasi con un sonoro 6-0 per l’Inter), in piena crisi professionale e familiare.
Giocatori di serie A, ma né fuoriclasse né famosi al grande pubblico; due atleti nella fase calante della carriera, si punzecchiano, si confessano, si scambiano reciproche paure, desideri, ricordi e programmi per un futuro che non li vedrà mai più calcare un prato verde. Attraverso i loro racconti fatti di piccole e grandi soddisfazioni (per esempio parare un calcio di rigore a Del Piero), gioie (la nascita di una figlia), amarezze (la costrizione di un matrimonio) e delusioni, emerge un mondo assai meno scintillante di quanto si possa immaginare da fuori; un mondo popolato di ragazzi, prima che di uomini, costretti ad una vita programmata sulla presente quotidianità, senza nessuna progettualità futura.
E poi, l’amore, i sentimenti, spesso spiazzanti, difficili da credere, perché rivolti a insospettabili. Eppure così naturali, sinceri. Un tema delicato ma trattato con naturalezza estrema, senza alcuna forzatura ed un messaggio di fondo da ricordare: “Devi essere quello che sei, sempre!”.
I due protagonisti si muovo all’interno di una scenografia scarna ma funzionale, dove una porta sta a delimitare il palcoscenico. Fabrizio Sabatucci convince per senso del ritmo e sfumature recitative (vedi i monologhi), mentre la prestazione di Marco Bocci (reduce dal successo televisivo della serie “Romanzo Criminale” dove interpreta il Commissario Scialoja) risulta discontinua, costretto in una recitazione a volte sin troppo urlata, sopra le righe, a discapito dei semitoni dove invece risulta assai più efficace. Entrambi al servizio di un testo spiazzante, a tratti convincente, nel finale commuovente. [fabio melandri]