La trilogia della villeggiatura
Autore: Carlo Goldoni Traduzione:
Regia: Toni Servillo
Scene: Carlo Sala Costumi: Ortensia De Francesco
Suono: Daghi Rodanini Luci: Pasquale Mari
Produzione: Teatri Uniti - Piccolo Teatro di Milano/Teatro d’Europa
Interpreti: Andrea Renzi, Francesco Paglino, Rocco Giordano, Eva Cambiale, Alessandro Errico, Toni Servillo, Tommaso Ragno, Paolo Graziosi, Anna Della Rosa, Chiara Baffi, Gigio Morra, Betti Pedrazzi, Giulia Pica, Marco D’Amore, Mariella Lo Sardo
Anno di produzione: 2009 Genere: commedia
In scena: fino al 14 Febbraio al Teatro Valle di Roma; turnè

Impossibile partire per la villeggiatura senza il “mariage”, un vestito all’ultima moda fondamentale per partecipare agli estivi riti mondani. La Trilogia della villeggiatura diretta da Toni Servillo è veloce, asciutta e densa di ritmo. Due atti in cui si concentra in maniera magistrale la miniserie di Goldoni che racconta la triste educazione sentimentale di quattro giovani: Vittoria, Giacinta, Leonardo e Guglielmo. I folli preparativi per le vacanze aprono la storia che si snoda nel turbinio di vicende che travolge i protagonisti sul luogo della villeggiatura, le cui conseguenze si faranno sentire anche dopo il ritorno in città.
Lo scroccone Ferdinando è il ruolo che Servillo ha scelto per sé, un simpatico e goliardico parassita sempre alla ricerca del divertimento “gratis”. La sua interpretazione è semplicemente perfetta, divertente e divertita, fatta di parole allungate e biascicate e di vibrazioni vocali che accarezzano toni bassi per poi risalire incredibilmente verso l’alto. Esilaranti i siparietti che crea con la sua anziana pretendente Sabina (la bravissima Betti Pedrazzi).
L'attore-regista riesce a creare una sintonia speciale tra gli attori, amalgamando artisti del calibro di Paolo Graziosi (Filippo) e Gigio Morra (Fulgenzio) con le giovanissime Anna Della Rosa (Giacinta) ed Eva Cambiale (Vittoria), dando vita ad una rappresentazione (premio Ubu come Spettacolo nel 2008) che riassume in tre ore e mezzo le tre fortunate commedie di Goldoni.
I due atti non sentono il peso del tempo che scorre, anzi, sembrano quasi sfidarlo a suon di battute rapidissime che ben si sposano proprio con la prima parte che racconta dei fervidi preparativi per la partenza. L’arrivo nel luogo della villeggiatura sembra invece avere un ritmo più lento, quello proprio della vacanza che scorre tra l’attesa di una cioccolata e la scampagnata per il caffè. L’amore sognato nella prima parte si svela nella seconda: Giacinta, promessa sposa a Leonardo, si innamora invece di Guglielmo, promesso sposo di Vittoria (sorella di Guglielmo). Nasceranno molti altri amori: fra i servi, Paolino e Brigida, fra Ferdinando e Sabina e fra i vicini di casa, Rosina e Tognino.
Il ritorno in città ha invece tutta l’amarezza del rientro dalle vacanze. La nostalgia pervade ogni cosa e rende nitido e reale ciò che la vacanza aveva solamente accennato. In realtà di amore nella commedia ce n’è ben poco, poiché Ferdinando si lascia convincere dalla sua vecchia pretendente con una donazione di diecimila scudi, Leonardo vuol sposare Giacinta per avere la sua dote e a Rosina tocca in sorte lo sciocco Tognino, figlio unico del medico condotto.
Tavolini da gioco, sedie e canapè e uno sfondo bianco la fanno da padrone nella scenografia essenziale ma curata di Carlo Sala, nella quale si muovono i costumi di Ortensia De Francesco che rievocano i fasti del Settecento. Servillo crea una Trilogia dal sapore partenopeo, originalissima ma allo stesso tempo fedele all’originale.[patrizia vitrugno]